Alcune cose che ho imparato della Scozia/#2

Alcune cose che ho imparato della Scozia/#2

Il verde delle Ebridi sfugge a qualsiasi tentativo di catalogazione, non esiste neanche nello sterminato archivio Pantone. E’ sfacciato e invadente, e neanche la pioggia o le nuvole grigie riescono a smorzarlo. Di una bellezza imbarazzante.

Gli animali sono come la terra che calpestano. Ti guardano piantandoti gli occhi negli occhi senza indietreggiare, come a volerti dire questa è casa mia e qui comando io, e tu non mi fai paura. E infatti quando te li ritrovi in mezzo alla strada, sei tu che devi scendere dall’auto e pregarli di spostarsi.

Tanto evidente è la terra quanto discreto è il mare, che poi quello tutto intorno è già oceano ed è discreto finché non decide di bussarti alla porta. E’ di un blu profondo e intenso, che può diventare grigio scuro o argento luminosissimo come se Poseidone avesse deciso di placcarne la superficie per riflettere il sole e il colore del cielo.

A giudicare dai nomi degli scafi, gli armatori della zona amano il rock. Tutti carichi di nasse da granchi, ho immaginato i pescherecci al largo comandati dai capitani della Time Bandit o della Cornelia Marie, con adeguata musica di fondo.

Se ti siedi lungo la costa a goderti uno spicchio di sole, può succedere di notare un movimento nell’acqua e veder spuntare la testa di una foca.

Puoi piantare una tenda ovunque.

Quando ti dicono che puoi sperimentare le quattro stagioni tutte insieme, è vero. Passare in pochi secondi dal piumino e cappello di lana alle maniche corte coi piedi in acqua, e in altrettanto poco tempo dover ricomporre tutti gli strati. E si, piove spesso, ma non è un fastidio. E’ una pioggia leggera che basta alzare il cappuccio e continuare come se niente fosse, che al massimo tra dieci minuti è andata.

Eilean Donan dal vivo è ancora più bello che a fotografarlo. Quando cammini sul ponte ti sembra d’essere davvero dentro Highlander.

La densità media delle Ebridi è di cinque abitanti per  km², quelle delle Highlands scende a due, che è un terzo ancora meno dell’Islanda. Puoi percorrere miglia e miglia senza incontrare persone, cose, città, dischi volanti, mostri marini. L’unità abitativa denominata villaggio consiste in tre o quattro abitazioni lungo la strada, tutte uguali, tutte con il loro perfetto giardinetto, tutte adibite a B&B, tutte “No vacancies”.

Questa constatazione porta ad una serie di deduzioni, oggetto della terza ed ultima puntata.

“Play Me Like Your Own Hand” – Snow Patrol

Alcune cose che ho imparato della Scozia/#1

Alcune cose che ho imparato della Scozia/#1

La guida a sinistra è terrificante solo all’inizio. Mezz’ora di centro città per imboccare le rotatorie senza ansia, trecento miglia per guardare automaticamente a destra agli incroci, almeno cinquecento per non frisare tutti i marciapiedi. Ti abitui presto anche alle strade a corsia unica e con le pecore piantate nel mezzo. Quando riconsegni l’auto dopo aver superato le mille miglia, tieni la mano destra al volante, la sinistra sul cambio, e ti sembra quasi d’aver guidato sempre così. Il cambio manuale è stato però un evitabile atto di masochismo.

Le distillerie sono un viaggio nel viaggio, c’è solo da scegliere. Torno a casa con la conferma per i torbati di Islay e un souvenir in limited edition per riscaldare le serate invernali. Quanto al gin, anche lui nasce sul posto. Al super vendono lattine di gt ben composti, nei locali ti perdi tra bottiglie mai viste che assaggeresti tutte.

La Tennent’s che ti spillano qui è come la Urquell a Praga, non ha niente a che fare con quella che arriva in Italia. Scende in gola fresca e pulita, ne berresti ettolitri con o senza qualcosa di solido a fianco.

In Scozia si mangia bene, ma bene davvero, spendendo poco. Soup of the day ovunque senza neanche chiedere di che. Cozze, capesante, granchi e aragoste alle bancarelle sul molo del porto. E poi haggis, steak and ale, salmone, merluzzo, fish & chips con la pastella alla birra nei pub e nelle locande. Da innaffiare con la bionda di cui sopra o la Guinness extra cold che si usa qui.

Gli scozzesi sono socievoli anche con gli sconosciuti, dai sentieri di montagna ai tavoli dei pub non perdono occasione per parlarti. Alle sei del pomeriggio tutti i pub iniziano a riempirsi, e sedersi al bancone per la prima pinta e chiacchierare col vicino è una figata. Le altre figate sono che l’età media dei frequentatori è piuttosto alta e non vedi nessuno con lo smartcoso in mano anche se il wifi è gratis ovunque.

“Suddenly I See” – KT Tunstall

How to make a great whisky

How to make a great whisky

“Cadence to Arms (Scotland the Brave)”- Dropkick Murphys

Road to Fifty

Il purgatorio è una via di mezzo. Non hai fatto proprio schifo ma non sei neanche stato un granché. Come il Tottenham.

Ray – “In Bruges – La coscienza dell’assassino”

Ho le formiche in casa, la lavatrice dei rossi running e Stranger Things a nastro su NetFlix. E’ ufficialmente iniziato un conto alla rovescia, mah. Non ci vedo tutta questa differenza e non ho ancora avuto tempo per cercarla bene. Non posso neanche dire che mi avvicino al giro di boa, sarebbe fin troppo ottimistico pure per una che vede sempre i mezzi pieni come me. Che poi sono infinitamente meglio dei mezzi vuoti, ti ci potresti sbronzare come se non ci fosse un domani, o come se domani fosse venerdì e tu hai preso ferie anche lunedì. Se dovessi usare dei colori sceglierei il blu e un arancio intriso di rosso, stesi a pennellate che si inseguono come la Notte Stellata. Blu come il mare guardato da dentro, arancio del fuoco che scalda ma non brucia, rosso di sangue e di cuore, di fotogrammi discontinui di amore. Cuore che resiste alle pietre e si spacca con un soffio leggero. L’IoT è inquietante a partire dal nome, mi hanno regalato Alexa e ora se le dico buonanotte lei risponde con un saluto gentile e spegne la luce. Skill da zoccola finché risponderà a chiunque allo stesso modo, e lontana dalla Joi dell’Agente K, ma siamo già nell’anno di Deckard e Batty e ad Amazon non ci vorrà molto per arrivarci. Magari con qualche evoluzione.

“Alexa, buonanotte” 
“Dormi bene. Ti auguro di dover contare meno di dieci pecore prima di addormentarti”

“Imagine” – A Perfect Circle

 

Life surfing

Life surfing

Nel surf c’era sempre questo orizzonte, questa linea del terrore, che lo rendeva diverso da qualsiasi altro sport, di sicuro da quelli che conoscevo io. Potevi anche praticarlo insieme agli amici, ma quando arrivavano le onde grosse, o ti trovavi nei guai fino al collo, sembrava che non ci fosse mai nessuno lì a darti una mano.

(William Finnegan – “Giorni Selvaggi”)

“Dead in the Water” – Spelles