La guida a sinistra è terrificante solo all’inizio. Mezz’ora di centro città per imboccare le rotatorie senza ansia, trecento miglia per guardare automaticamente a destra agli incroci, almeno cinquecento per non frisare tutti i marciapiedi. Ti abitui presto anche alle strade a corsia unica e con le pecore piantate nel mezzo. Quando riconsegni l’auto dopo aver superato le mille miglia, tieni la mano destra al volante, la sinistra sul cambio, e ti sembra quasi d’aver guidato sempre così. Il cambio manuale è stato però un evitabile atto di masochismo.

Le distillerie sono un viaggio nel viaggio, c’è solo da scegliere. Torno a casa con la conferma per i torbati di Islay e un souvenir in limited edition per riscaldare le serate invernali. Quanto al gin, anche lui nasce sul posto. Al super vendono lattine di gt ben composti, nei locali ti perdi tra bottiglie mai viste che assaggeresti tutte.

La Tennent’s che ti spillano qui è come la Urquell a Praga, non ha niente a che fare con quella che arriva in Italia. Scende in gola fresca e pulita, ne berresti ettolitri con o senza qualcosa di solido a fianco.

In Scozia si mangia bene, ma bene davvero, spendendo poco. Soup of the day ovunque senza neanche chiedere di che. Cozze, capesante, granchi e aragoste alle bancarelle sul molo del porto. E poi haggis, steak and ale, salmone, merluzzo, fish & chips con la pastella alla birra nei pub e nelle locande. Da innaffiare con la bionda di cui sopra o la Guinness extra cold che si usa qui.

Gli scozzesi sono socievoli anche con gli sconosciuti, dai sentieri di montagna ai tavoli dei pub non perdono occasione per parlarti. Alle sei del pomeriggio tutti i pub iniziano a riempirsi, e sedersi al bancone per la prima pinta e chiacchierare col vicino è una figata. Le altre figate sono che l’età media dei frequentatori è piuttosto alta e non vedi nessuno con lo smartcoso in mano anche se il wifi è gratis ovunque.

“Suddenly I See” – KT Tunstall

13 pensieri su “Alcune cose che ho imparato della Scozia/#1

  1. È un ricordo di molti anni fa l’impatto traumatico con l’haggis, che in Italia non sarebbe non solo edibile, ma nemmeno legale.
    Sì, gli scozzesi sono molto meglio degli inglesi, infatti loro in Europa me li terrei, e quegli altri no.
    Ma si continua a cenare ancora alle sei e mezza o sono migliorati?

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    1. L’haggis l’ho assaggiato solo un paio di volte ma a me è piaciuto. C’è da dire però che da dove vengo io le interiora le inizi a mangiare appena dopo i Plasmon.
      Migliorati ma di poco… fuori città puoi ordinare fino alle otto, dopo ti devi saziare con la birra.

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  2. Bella immagine della Scozia. Torno adesso da 3 settimane a Edinburgh e mi restituisci un’immagine che mi ero dimenticata. Mi porto a casa 3851 spettacoli al giorno e 3 milioni di spettatori che girano in una città da 500.000 abitanti. Tutte le cose di cui parli mi sembravano solo fenomeni acchiappaturisti. E invece, hai visto?, ero solo in una città sovraffollata e superingolfata. Troppo euforica, intasata da eccessiva bellezza.
    Grazie del racconto, complimenti per la guida, io non ho ancora mai osato.

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      1. 4 anni fa passai tre giorni sull’isola di Skye. Era un momento delicato, diciamo. Ricordo delle fantastiche scogliere con un raggio di sole – al giorno! – che le illuminava. E io che mi volevo gettare di sotto, da quelle scogliere; io che invece di ammirare i panorami mozzafiato, inghiottivo solo la desolazione tutt’intorno (che c’avevo dentro, evidentemente).

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