Lacio Drom

E’ passato solo qualche mese dall’ultima “gita” e mi sembrano invece tanti, sarà che sono stata ferma così a lungo che ora ho addosso la smania del recupero. Prima o poi finirà, oppure no. Io spero di no, ma non c’è bisogno di pensarci adesso.

Ho iniziato a scrivere dal posto 11A del volo Madrid-Lanzarote, all’arrivo mi aspettano cinque giorni in giro per l’isola alla ricerca degli scorci più belli e suggestivi da fotografare. Sotto di me le nuvole, ogni volta che prendo un aereo chiedo il posto vicino al finestrino per potermele guardare. Mi hanno sempre affascinato, e pure se soffro di vertigini mi piacerebbe poterci volare in mezzo con un paio d’ali sulla schiena. Potrei anche accontentarmi di farlo sulle ali di un drago come Atreyu oppure a cavallo di una scopa come Amelia.

La scopa certo mi si addice di più, e poi ci sarebbero anche un paio di viaggetti che avrei dovuto già fare con questo mezzo, e siccome ogni promessa è debito, prima o poi li farò.
Per ora mi accontento di guardare queste nuvole gonfie dall’alto, seduta comodamente sulla poltroncina dell’aereo e con gli occhi accostati al finestrino.
Sarà un bel break dalla routine di tutti i giorni, ne sono sicura.

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Ciò che è d’oro non dura

“Ciò che è d’oro non dura”. Mi era venuta in mente una poesia che avevo letto una volta

Come?

“Della natura il primo verde è d’oro
il più raro ed effimero color
la prima foglia è un fior
che dura un’ora sola.
Poi foglia cede foglia
così l’Eden piombò nella doglia,
così l’alba nel giorno si cala.
Ciò che è d’oro non dura.”

L’ha scritta Robert Frost. Voleva dire qualcosa di più, ma non la capisco
….
….

Quella poesia, quel tipo che l’aveva scritta, voleva dire che sei d’oro quando sei un ragazzo, che sei come verde. Quando sei un ragazzo, tutto è nuovo, è l’alba. È solo quando ti sei abituato a tutto che è giorno.

Dialogo tra PonyBoy e Johnny, dal libro “I ragazzi della 56° strada”, di Susan E. Hinton

“Kryptonite” – Ivan Graziani

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The shape of my hearth

Più tempo passa, e più mi rendo conto che il modo migliore per conquistarmi non sono le sdolcinatezze che ho visto in giro nei giorni appena passati, amplificate tra l’altro, dal vivere nella città del Santo.
“Cucciolo mio, mi pensi? Ma quanto mi pensi?” … rabbrividisco al solo pensiero di qualcuno che mi fa domande di questo tipo.
M’è pure successo, qualche tempo fa, e sono fuggita a gambe levate.
La strada per il mio cuore passa inevitabilmente per lo stomaco, per un doppio ordine di motivi.

Primo, perché se un uomo mi emoziona, e mi fa un “certo” effetto, quelle emozioni me le sento tutte nello stomaco, almeno le prime volte. Le classiche farfalle. C’è chi ne parla, e chi come me, se le sente proprio svolazzare lì dentro, a cozzare contro le pareti. Poi col tempo passa, ma se non ci sono, posso anche andare oltre. Fino ad ora, si è dimostrato essere un metro di giudizio infallibile.

Secondo, perché penso che l’approccio che le persone hanno verso il cibo sia lo stesso che hanno verso la vita.
Chi usa il cibo solo per nutrirsi, tende ad avere una vita essenziale, fatta del minimo indispensabile per il sostentamento. Chi bada alla quantità, lo fa a discapito della qualità. Chi invece sa godersi una buona tavola (di qualità, non di quantità), sa godersi anche una buona vita, e i piaceri che offre. Sa scegliere con criterio, assaporando senza fretta e senza trascurare i dettagli.
Meglio quindi presentarsi con un invito a cena piuttosto che con un bigliettino pieno di cuoricini e cuoricioni.

Di conseguenza, credo che il modo migliore di rappresentare il mio cuore sia questo:

P.S.: Casomai aveste ancora qualche dubbio, quella lì è proprio una patata.
Quando se ne consumano dosi consistenti, capita di trovarne di strane forme.

“Shape of My Heart” – Sting

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Seconda stella a destra

“Chi non crede alla magia, non la troverà mai”

“L’isola che non c’è” – Edoardo Bennato

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Infinito

“Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu, sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. Tu sei infinito.”

Alessandro Baricco, “Novecento”

Piano man

“The Köln Concert, Part 1” – Keith Jarrett

California Dreamin’

La prima cosa che faccio la mattina quando mi alzo è posizionare l’iPhone sulla base collegata agli altoparlanti e aprire Spotify.
Lo shuffle della mia playlist preferita oggi mi ha portato questo pezzo, qualche giorno fa avevo scattato una foto alla gatta sognante comodamente accoccolata su un letto di foglie marroni. Le coincidenze si susseguono. 
La CA1 quest’anno non me la toglie nessuno.

“California Dreamin'” – Bobby Womack

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I topi non avevano nipoti

Oggi ho aperto iTunes, ho ordinato la libreria per numero di riproduzioni, e ho realizzato che tra i tanti giga di musica che ho, ascolto sempre le stesse cose, e che è proprio vero che “I fustini del Dixan dei giocattoli andrebbero sempre rovesciati tutti per terra prima di cominciare a giocare”.
Ho premuto il tasto “shuffle” e ne è uscito questo pezzo che non sapevo neanche di avere, le tracce del disco non le avevo mai ascoltate tutte.

Due giorni fa pensavo al fatto che “Non si può chiedere alle persone più di quanto non siano in grado di dare”, ora, come a seguire un filo invisibile, c’è questo pezzo a ricordarmi che comunque le guardi, le persone, nella loro essenza, restano ciò che sono. Nel bene e nel male.

Il potere dello shuffle. Grazie a Mortellaro per avermi ricordato che quel tasto è lì per essere usato (due citazioni in un solo post, non ti ci abituare!).

“Guardandole al contrario” – La Tresca featuring Orla di Bandabardò

Ci sono cose nella vita di ogni giorno
Che guardandole al contrario non sembrano diverse tra loro
C’è gente che si incontra nel mondo che viviamo
Che guardandola al contrario non cambia

Ci sono circostanze in cui capitiamo
Che guardandole al contrario non cambiano

Ci sono poi delle frasi ricorrenti
Che noi non lo sappiamo
Ma che guardandole al contrario non cambiano

La vita spesso è come un palindromo
E’ fatta di cose uniche
Ma anche di frasi all’apparenza insensate
Che di solito rispecchiano il senso della realtà
E’ come scrivere “i topi non avevano nipoti”
Lo puoi leggere anche al contrario, ma il risultato non cambia
La vita quindi dipende molto dal punto di vista
Ma le cose, i fatti, e le persone, restano ciò che sono.