Fahrenheit 451 #2

Mattina lunga di lago a remare tra Luino e Cannero, pranzo in orario di merenda. Vento, onde e parecchi allunghi, ma il test del quattro di coppia femminile è stato superato. Piccolo particolare, che fosse una prova sul campo lo abbiamo saputo solo a barche riposte e manca ancora il dettaglio del fine. Serata corta di pub, un occhio alla partita e uno ai dettagli del prossimo weekend, la teoria dice che sono stanca e dovrei dormire, la pratica è che sono troppo stanca per farlo.

Farhenheit 451 è uno dei pochissimi libri letti più di una volta e che riapro ogni tanto. La settimana scorsa nella vetrina di Mondadori ne avevo visto una riedizione in forma di graphic novel, presa immediatamente sulla fiducia. Meno di due ore per finirlo e accompagnarmi fino alle quattro di stamattina.

Vale la notte insonne per le pagine disegnate, per ciò che Hamilton ha saputo estrarre dal libro, per le inquadrature, per il linguaggio non verbale, per le sfumature emotive dei colori, e ci si chiede come mai ci siano voluti nove anni per farlo arrivare in Italia.

Vale anche per le pagine introduttive scritte dallo stesso Bradbury nel 2009 in cui racconta come è arrivato alla stesura finale del libro, e alle ultime righe pone una domanda che giro a voi:

In conclusione, chiederei a coloro che stanno leggendo questa introduzione di scegliere con tutta calma un libro che più di ogni altro vorrebbero memorizzare e proteggere da censori e “pompieri”. Chiederei loro non solo di nominare il libro, ma anche di dare una motivazione alla scelta spiegando perché a loro avviso potrebbe essere utile recitarlo e ricordarlo in futuro.

“Spirits in the Material World” – The Police

28 pensieri su “Fahrenheit 451 #2

  1. Anche io, come tutti, ne salverei tanti.
    Però, siccome la richiesta dice uno, allora salvo “L’anno della lepre” di Arto Paasilinna.
    Perché è la storia di un uomo che scappa e che insegue. E’ una storia comune a molti nella sua essenza, soprattutto per il fatto che spesso non riesci più a distinguere le due situazioni.

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  2. Stamattina ho viaggiato in compagnia di Radiotre. In diretta da Matera davano “Scene dalla frontiera”, un adattamento teatrale del libro di Davide Enia intitolato “appunti per un naufragio” (ed. Sellerio), collage di testimonianze, vissute anche in prima persona, sugli sbarchi a Lampedusa. Storie drammatiche di vite spezzate sugli scogli, di speranze naufragate a pochi metri dalla riva. Storie di migranti che il pensiero politico del momento eleva aprioristicamente a banditi e sfaccendati, derubricando la vita a dettaglio secondario. Non ho ancora letto il libro, ma ugualmente lo salverei. L’incendio sovranista che sta divampando in tutta Europa ha nella mistificazione della realtà il principale innesco. Occorre perciò preservare dalle fiamme tutti quei libri che raccontano le storie di chi fugge, di chi cerca riparo, di chi aiuta e offre protezione, così che l’esperienza della solidarietà possa tornare ad essere punto di riferimento per colore che sentono il bisogno di “restare umani” a prescindere dai muri.

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    1. La memoria non basta a contenerle tutte, almeno la mia.
      Kondor pure io, insieme al Fahrenheit originale.
      Caccia a Ottobre Rosso, raro esemplare di film bello quanto il libro. Aria Sottile pure ci sta. La Tempesta Perfetta di Krakauer?

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  3. Un libro solo… un solo libro… non è possibile…

    la trilogia della fondazione di Asimov
    la trilogia degli anelli di Tolkien
    la trilogia di dune di Herbert
    il silmarillion di Tolkien
    Eudeamon di Moak
    la trilogia di millenium di Larsson (disperata quando saputo che era morto e non avrebbe più potuto scrivere)
    Tutti i libri di Nesbo
    e mi fermo… perchè praticamente li salverei tutti 😛 e non ti parlo dei saggi 😛

    Perchè questi?
    se noti a parte gli ultimi tre è tutta fantascienza e fantasy (Tolkien) questi perchè parlano di mondi che mi fanno sognare:
    nel “fantasy” (riduttivo chiamare Tolkien fantasy) gli eroi sono eroi fallaci ma hanno valori e cercano di portarli avanti, perchè sono mondi che anelano alla luce e perchè mi rapiscono e mi fanno pensare che esiste possibilità
    nella fantascienza perchè mi proiettano nel futuro, nella novità, nelle possibilità aperte davanti a te a 180° e perchè riescono a staccarmi da questa di realtà
    i “thriller dei paesi nordici” mi affascianno, mi rapiscono, mi fanno pensare, mi portano sotto gli occhi aspetti umani che altrimenti non vedrei, mi fanno pensare sulla natura umana, mi ricordano che il mondo non è solo Asimo e Tolkien 😉

    Abbastanza esaustiva?

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  4. Il senso della metafora sta un po’ in queste parole che ovviamente non sono mie:
    ““Non è cecità, non è ignoranza quella che manda alla rovina uomini e stati. Non a lungo resta loro celato dove li condurrà la strada imboccata. Ma in essi è un impulso, favorito dalla loro natura, rafforzato dall’abitudine, cui non si oppongono e che li trascina in avanti, finché possiedono ancora un residuo di forza. Divino è chi sa domare se stesso. I più vedono la propria rovina di fronte a sé eppure vi si gettano a capofitto.”
    Ecco, i protagonisti in Moby Dick, ma anche in Odissea, sembrano trascinati da forze del genere. Ma le sirene dell’autodistruzione cantano un po’ per tutti alla fine e per alcuni è una melodia irresistibile.

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