Giornata piovosa in casa, postumi di una influenza insistente. Niente orologio, radio accesa, il portatile sulle ginocchia per sbrigare qualche urgenza d’ufficio. Il capo m’ha telefonato solo una volta, ma i pop-up continuano a lampeggiare nonostante l’off work impostato. Skype e i promemoria di Outlook sono gli strumenti più malefici di Microsoft.
Potrei restare tutto il giorno ad ammuffire sotto il piumone o sul divano davanti alla tivvù, ma senza far niente non ci so stare.
Dunque, come promesso a Mezzatazza, tento l’esperimento Tenerina.
Crosticina con le crepe fuori, morbida e umida dentro… è così che deve essere?

Quanto al sapore, come ho fatto stare senza fino ad oggi?

“La radio” – Eugenio Finardi

18 pensieri su “La Torta Tenerina

  1. La mia prima volta è stata un’esplosione sensoriale. Il gusto, l’olfatto, il tatto, l’udito e la vista – in ordine di rigorosa importanza – si sono espansi fino a sublimare il concetto di percezione, salvo poi collassare alla seconda fetta di Tenerina, per riesplodere in quello che probabilmente Nietzsche (non) intendeva, parlando di eterno ritorno.

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