Lasciare il posto in cui hai lavorato per venticinque anni un venerdì di fine gennaio salutando quasi tutti gli ex-colleghi. Due giorni dopo, caricare nel bagagliaio uno zaino e due trolley da cabina e imboccare l’autostrada al casello di Orte, da sola. Uscire a Milano Sud con in tasca il numero di una ragazza mai vista di persona che ti consegnerà le chiavi di una mansarda che neanche quella hai mai visto di persona. Salire con l’ascensore, chiudersi alle spalle una porta che pesa quanto un ponte levatoio sollevato a mani nude. Passare le dita sul bordo del tavolo, guardare fotografie di persone che non conosci, scorrere le costole dei libri stipati nella Bonde, saggiare la consistenza del materasso, tendere l’orecchio per identificare rumori che al nono piano arrivano solo ovattati, fare la lista della spesa e delle stoviglie mancanti. Addormentarsi coi vestiti addosso, svegliarsi con un’alba di un arancio imbarazzante. Doccia, pantaloni, scarpe basse. Riaprire il ponte levatoio, poi via. Ricominciare da zero, imparare da zero. From scratch.
Il profilo dei tetti, il bagliore di San Siro, i tre piani del nuovo ufficio, i nomi dei colleghi, i palazzi specchiati, le case di ringhiera, il rumore dei tram notturni, il sole che incendia l’aria e tinge l’acqua, il disorientamento che avverti quando demoliscono uno stabile e scopri quelli dietro, come a sfondare una finestra murata, i dossi nel viale del parco, gli alberi con più foglie per fermarsi a leggere, le guglie del Duomo, i mercati del sabato, il tram alle spalle che ti obbliga a salire con la bici sul marciapiede e la sciura che ti rimprovera per averlo fatto, spegnere google maps per sfidarti a perderti, perderti ancora, ritrovarti. Uscire anche da sola che non è vero che Milano ci accoglie a braccia conserte come canta qualcuno. C’è sempre da fare e puoi tirar tardi a parlar di fotografia col tipo dello sgabello accanto mentre il barman ti fa sniffare quattro bottiglie diverse per scegliere il gin giusto. Mangiare cotolette, risotti, ossi buchi, zuppe e verze e formaggi e alici, sapori che danno assuefazione. La ravioleria in Paolo Sarpi, gli hot-dog del camioncino sopra la Darsena e la birra di quello appena a fianco, e quando ti fermi a bere lì, coi gomiti sulla balaustra, ripensare a un bacio iniziato sotto un sole da quaranta gradi fregandosene del sudore addosso, delle zanzare e dei turisti intorno. La sciura alle casse del super che si gira e ma chissà quando smetterà di piovere, che sa, sono anziana e mi fanno male le ossa, e poi questo sabato volevo andare da mia sorella che è già due settimane, ma comunque le telefono tutti i giorni, ci siam più solo noi due, i figli hanno sempre tanto da fare. Traslocare una volta, due, tre, e si vede sempre la Madonnina. Sapere che non sarà l’ultima, ma la prossima durerà di più e potrai dormire sul divano con le ginocchia distese e magari guardare un film invece che la lavastoviglie, imparerai un altro microcosmo, un altro bar da colazione, altri tetti, altri vicini, altre scale. Aggiungere gli ingredienti un poco alla volta poi mescolarli tutti insieme, per ricreare infine quella combinazione di luci, colori, odori, sapori, rumori, ombre e visi, che è solo tua e ti sta addosso come un paio di jeans portati così tanto da aver preso le tue forme.
Lucio Dalla non è mai stato nelle mie corde, ma credo che abbia guardato questa città un po’ come la sto guardando io adesso. A parte la questione della squadra di calcio.
“Milano”
Milano vicino all’Europa
Milano che banche che cambi
Milano gambe aperte
Milano che ride e si diverte
Milano a teatro
un ole’ da torero
Milano che quando piange
piange davvero
Milano Carabinieri Polizia
che guardano sereni
chiudi gli occhi e voli via
Milano a portata di mano
ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano
poi Milan e Benfica
Milano che fatica
Milano sempre pronta al Natale
che quando passa piange e ci rimane male
Milano sguardo maligno di Dio
zucchero e catrame
Milano ogni volta
che mi tocca di venire
mi prendi allo stomaco mi fai morire
Milano senza fortuna mi porti con te
sotto terra o sulla luna
Milano tre milioni
respiro di un polmone solo
che come un uccello
gli sparano
ma anche riprende il volo
Milano lontana dal cielo
tra la vita e la morte
continua il tuo mistero
Milano tre milioni
respiro di un polmone solo
che come un uccello
gli sparano
ma anche riprende il volo
Milano perduta dal cielo
tra la vita e la morte
continua il tuo mistero
Molto bello. Un enorme in bocca al lupo! Le foto stupende… ma quello non è un cambiamento.
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Non dev’essere stato facile mollare tutto e ricominciare ma per questo ti ammiro ancora di più.
Buona fortuna per questo nuovo inizio 🙂
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Ti ammiro tantissimo, te l’ho già detto ma continuo a tifare per te!
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Ti ho giàò scritto l’effetto che mi fa leggerti mentre parli di Milano ❤
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Ci siamo capite al volo, come con te.
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❤
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accidenti ….è già passato un anno
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Esattamente oggi.
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Beh che dire… Vedo che il bilancio di questo primo anno è molto positivo, Milano evidentemente è la città che fa per te, ne sono lieto.
E poi ti sei evitata lo strazio dei terremoti, a Terni non sono violenti ma un po’ ti logorano.
p.s. Certo Dalla non è proprio la colonna sonora che fa per me…
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Dalla non fa neanche per me, e credo si sia capito dal genere di musica che trovi qui, però ci stava bene.
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Mi fai quasi piacere Milano 🙂 pur restando una città in cui io non potrei vivere.
In bocca al lupo e tanta stima per te!
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Grazie!
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bello questo fare una città a pezzetti e poi cucirli a farne una coperta calda che prende le tue forme.
ml
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Hai reso perfettamente l’idea 🙂
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Bello! M’è piaciuto… Il tempo passa in fretta quando restarti
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Tu ne sai qualcosa…
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Semplicemente Meraviglioso !
Essendo personaggi da Blog, Personaggi di scritture ed emozioni, personaggi da leggere e inventare nelle nostre teste, devo dirti che le tue parole hanno centrato proprio il bersaglio !
Le Emozioni !
Ciao.
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Non so se ho interpretato bene il tuo commento, comunque qui di inventato non c’è niente… c’è solo quello che ho fatto in un anno esatto da quando sono arrivata 🙂
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Mi riferivo al fatto che essendo persone ‘sconosciute’ l’umanità che scaturisce dalle tue parole è bellissima ! Forse mi sono espresso male ! 🙂
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Ah ok, adesso ho capito!
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un po’ t’invidio.
a me Milano tutta ‘sta poesia non riesce proprio a suscitarla.
(d’altronde anche lo facesse, come succede con Roma, citando una città a caso, non saprei esprimerla)
Lucio Dalla trovo sia azzeccata come colonna sonora. era ancora nel periodo ascoltabile.
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Come ho scritto di là, quello che puoi avere dipende tanto dal modo in cui ti poni rispetto a una città, e questa sto riuscendo a farla amare persino a Diamanta (parole sue!)
Con Roma sono stata molto meno tenera.
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a leggere te sembra davvero bella.
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Lo è
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La mia unità di misura è l’anima in pena. Roma lenisce, Milano acuisce.
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…”ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.”…
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Che bel post per iniziare a conoscere il tuo blog 🙂
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Ma grazie!
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Foto davvero colme di significato.
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Un anno di vita condensato in ventuno scatti. Ce ne sarebbero stati tanti altri, ma questo è l’essenziale 🙂
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Fai delle foto bellissime.
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Grazie 🙂
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noi siamo Milano, il resto non è niente. no, non è vero. è un’altra cosa. ne ho appena (anche) scritto da me
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Vengo a leggere.
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