Lanzarote è stata una sorpresa. Sapevo che avrei trovato una terra vulcanica e quindi aspra, ma è pur sempre nella fascia sub-tropicale. E invece l’ho scoperta molto simile all’Islanda, ma ancora più asciutta e scarna, lassù c’è tanto verde, qui ce n’è pochissimo. Distese scure e brulle, da lontano appaiono come terreni grossolanamente vangati, ma ti avvicini e quelle che sembravano zolle di terra sono invece blocchi di lava spigolosi, ammassati uno sull’altro come se l’ultima eruzione ci fosse stata un anno fa invece che quasi duecento.

Qualche albero solo intorno ai villaggi. In prossimità dei vulcani, le distese di lava solidificata su cui si cammina, dura e tagliente, sono ricoperte da licheni e da qualche pianta grassa, e questa è la vegetazione più rigogliosa. Il terreno è un susseguirsi di crepacci e blocchi più o meno grandi, scomposti e sovrapposti, testimonianza della potenza che scorre sotto i nostri piedi.

Questa non è una zona turistica, ti guardi intorno e non c’è anima viva. Se ti lasci andare un attimo potresti immaginare di essere nel mesozoico, e intravedere da lontano la sagoma di un dinosauro. Non ti stupiresti neanche se accadesse davvero.

Tutto intorno all’isola, la potenza dell’oceano che si abbatte sulle coste infrangendo le onde sulle spiaggie e sulle rocce. Mi piace guardarle montare da lontano e arrivare a sciogliersi ai miei piedi in rivoli di schiuma bianca che contrastano col nero della spiaggia e delle rocce. Mi son portata a casa la registrazione audio anche di questo mare, come di tutti gli altri.

Ad abbracciare il tutto, una presenza costante nel tempo e nelle ore del giorno e della notte,  tangibile nella sua forza: il vento. L’elemento ricorrente che ha plasmato  l’isola nella sua essenza, la probabile causa primaria del suo essere così dura e incontaminata.

Il bianco e nero è accentuato, in qualche caso esasperato per dar corpo anche ad un altro aspetto. Lanzarote è famosa per essere un’isola senza inverno, noi abbiamo trovato un’ulteriore similitudine con l’Islanda estiva: il clima. Ci hanno detto che erano almeno trent’anni che non si registrava una stagione del genere. Vento freddo e pungente, temperature basse, rari sprazzi di azzurro in un cielo quasi costantemente grigio, di quel grigio di poco spessore buono solo a catturare i colori.

“Le Vent nous portera” – Sophie Hunger


Je n’ai pas peur de la route
Faudrait voir, faut qu’on y goûte
Des méandres au creux des reins
Et tout ira bien

Le vent nous portera

Ton message à la grande ourse
Et la trajectoire de la course
A l’instantané de velours
Même s’il ne sert à rien

Le vent l’emportera
Tout disparaîtra
Le vent nous portera

La caresse et la mitraille
Cette plaie qui nous tiraille
Le palais des autres jours
D’hier et demain

Le vent les portera

Génétique en bandoulière
Des chromosomes dans l’atmosphère
Des taxis pour les galaxies
Et mon tapis volant dis

Le vent l’emportera
Tout disparaîtra
Le vent nous portera

Ce parfum de nos années mortes
Ceux qui peuvent frapper à ta porte
Infinité de destins
On en pose un, qu’est-ce qu’on en retient?

Le vent l’emportera

Pendant que la marée monte
Et que chacun refait ses comptes
J’emmène au creux de mon ombre
Des poussières de toi

Le vent l’emportera
Tout disparaîtra
Le vent nous portera

44 pensieri su “Le vent nous portera

  1. Bellissima Lanzarote e suggestive le tue immagini. Io ricordo un anziano signore seduto su di un muretto con una specie di strano colino metallico in mano. Capisco dalle sue spiegazioni in uno spagnolo davvero poco comprensibile che lui raccoglie la cocciniglia, un parassita dei cactus. In pratica con il colino raschia le foglie dei cactus facendo staccare il parassita che viene poi utilizzato come colorante rosso in industria alimentare (ad es. per colorare di rosso il Martini Rosso…).
    Gli ho scattato una foto e mi sono messo seduto di fianco a lui.
    Forse qui trovi la foto e grazie per avere condiviso le immagini
    http://www.nikonclub.it/gallery/1512048/raccoglitore-di-cocciniglia-di-delorenzidavide

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    1. Bello il tuo raccoglitore di cocciniglia.. ha la vita scritta nel volto. Ciò che mi piace del viaggiare da soli è la possibilità di gestire il tempo senza limitazioni. Girare senza sosta così come sedersi in un angolo ad osservare o cercare un contatto con la gente del posto, cosa difficile da fare quando si va con altre persone, pure quando lo spirito del viaggio è comune.

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  2. La scelta del bianco e nero si accoppia meravigliosamente bene con il ritmo e la forma dello scritto. La foto che preferisco è l’ultima. Ed è naturale, pensando che adoro il mare. Vedere la potenza del mare in azione è sempre emozionante. E la versione di Le vent nous portera che hai scelto è perfettamente in armonia con tutto il resto. E qui è successa una cosa singolare. Perché mentre cercavo la traduzione (non conosco il francese) mi sono imbattuto nel video originale dei Noir Desir, che è molto in sintonia con il post, fatta salva la sabbia. E guardare quel video, e riguardare le tue foto, mi ha riportato a temi che da qualche anno mi sono particolarmente cari, cioè il tempo, lo spazio, l’universo e la sua struttura, la relatività e la quantistica. Tutto per dire quanto piccoli siamo rispetto a ciò che ci circonda, quanto poco siamo presenti in questa forma. C’è tanta bellezza tutto intorno a noi, ma siamo troppo presi dalle miserie quotidiane per dedicarle la giusta attenzione. E trovarla così ben rappresentata emoziona. Ed è in qualche modo consolatorio.

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    1. Mentre scattavo le foto, già con l’idea di pubblicarne qui qualcuna, avevo in mente questo pezzo, nella sola versione che conoscevo, quella dei Noir Désir.
      Il riferimento era al vento, ma il ritmo non era quello giusto rispetto a ciò che andavo assimilando del posto, e poi c’era qualcos’altro che non mi convinceva, anche se lì per lì non avrei saputo dire che. Al ritorno, lo sono andata a cercare nel web, e ho scoperto questa rivisitazione. Allora ho capito cosa non andava al di là del ritmo, la versione originale è carica di suoni e di strumenti, questa invece, più essenziale, rispecchia la natura scarna ed asciutta dell’isola.
      Il francese è una lingua che mi è sempre piaciuta, lo parlavo anche piuttosto bene finché ho avuto modo di usarlo per lavoro, adesso ho perso buona parte della capacità di capire i discorsi, ma è rimasto il piacere dell’ascolto di pezzi come questo, dove le parole sono pronunciate lentamente, facendo percepire tutte le sfumature, come nella pronuncia della “r”, che parrebbe uguale ma cambia in base alle parole.
      Hai ragione nel dire che c’è tanta bellezza intorno a noi e non ce ne accorgiamo, basterebbe così poco, aprire gli occhi e le orecchie, fermarsi un attimo e guardarsi intorno, ed è bello sapere di aver regalato un’emozione.

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      1. Quel che personalmente mi colpisce (e che mi emoziona), in questo specifico caso (ed era già accaduto con “La bambina portoghese”) è il clic verso l’universo. Scusami non so dirla meglio di così, ma confido che comprenderai.

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  3. Da dove parto? Dalle foto: belle davvero, sia prese una per una, sia nel loro complesso come racconto di viaggio. Per il tempo che le ho guardate e riguardate e riguardate e riguardate, mi é sembrato d’essere anch’io a Lanzarote. La scelta del bianco e nero é stata felice, perché rende molto bene il senso di ariditá del posto e ci avvicina al nero vulcanico dell’isola…una percezione molto forte.
    Dire quale sia quella che mi
    piace maggiormente mi viene difficile… Sono tutte belle… Potrei dirti la donna che balla il flamenco, piuttosto che quella grande fenditura nella colata di lava, o le saline..o le case… O il mare… o i cactus (piante che se potessi e avessi un luogo ospitale per questo genere, farei follie (gli esemplari grandi costano una follia).
    Il post racconta bene e ci introduce al cammino fra le tue fotografie. E che dire della colonna sonora? Splendida. giusta, ecco!

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  4. come al solito bello tutto… le immagini soprattutto emergono in simbiosi con la particolarità di questa terra, e il bianco/nero le rende ancor più suggestive. Chissà se i Noir Desir avrebbero gustato: potrebbero essere la copertina ideale di un disco, anche della stessa Sophie Hunger. Io le proporrei alla ECM perché si integrano proprio con il loro stile.

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  5. Vento soffia anche in questo blog. Questa canzone l’ho amata anche io molto, devo anche averla postata, però nella versione del cantante maledetto che la canta in maniera più aspra ed inesorabile. Come inesorabile sa essere il tuo bianco e nero.

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    1. Il bianco e nero era l’unico modo per poter trasferire le mie sensazioni rispetto a quell’isola. Se ne parla come di un posto dal clima mite, il classico buen retiro, e probabilmente lo è, nella zona più turistica e costiera. Io ho invece scoperto un luogo aspro e duro, forgiato dalla lava e dal vento, che sembra essere solo all’inizio della sua storia. Si cammina sulla lava tagliente appena ricoperta da pochi licheni, e le fratture che si incontrano non hanno ancora avuto il tempo di addolcire i margini. Un paesaggio quasi lunare.

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