Tutti gli amanti dei gialli scandinavi hanno letto Smilla e ricordano con quanti nomi gli inuit chiamavano la neve. Pochi sanno che un’analoga usanza c’era anche molto più vicino, sull’altopiano di Asiago.
Ho tante nevi nella memoria: nevi di slavine, nevi di alte quote, nevi di montagne albanesi, di steppe russe, di lande polacche. Ma non di queste intendo parlare, dirò di come le nevi un tempo venivano indicate dalle mie parti: nevi dai più nomi, nevi d’antan, non considerate nei bollettini della stazioni meteorologiche.
BRÜSKALAN, la prima neve dell’anno, dunque in autunno, quella vera: “Lo si sentiva nell’aria l’odore della prima neve, un odore pulito, leggero, più buono e grato di quello della nebbia”. È la neve che copre i campi, li infarina, che avvolge ogni cosa di un velo bianco.
SNEEA, “neve abbondante e leggera giù dal molino del cielo”: le voci si affievoliscono, il mondo diventa ovattato. È neve da sci e slittini, da caldo del focolare e della “stua”.
HAAPAR, neve di fine inverno, che si scioglie al sole e lascia intravedere il terreno sottostante. Le prime allodole cantano all’imminente primavera.
HAARNUST, “neve vecchia che verso primavera, nelle ore calde, il sole ammorbidisce in superficie e che poi il freddo della notte indurisce”. Neve per escursioni fuori pista a piedi o con gli sci, ma solo fino a metà mattina, fino a che sopporta il peso senza cedere: vi si cammina come sospesi.
SWALBALASNEEA, “la neve della rondine, la neve di marzo che è sempre puntuale nei secoli”, soffice o bagnata, larga o simile a tormenta, volubile come il clima di marzo, neve che è l’ultima resistenza dell’inverno.
KUKSNEEA, la neve di aprile: “Sui prati che incominciano a rinverdire e dove sono fioriti i crochi non si ferma molto perché ancora prima del sole la terra in amore la fa sciogliere”. Neve effimera, neve di fine stagione.
BÀCHTALASNEEA, la neve della quaglia, neve di maggio, non frequente, ma neppure rara: la temperatura cala bruscamente, una grossa nuvola si avvicina e per poche ore butta la neve sui tarassachi e sui miosotidi, allarmando i caprioli, spaventando gli uccelli e uccidendo le api avventuratesi nei prati.
KUASNEEA, la neve delle vacche, la rara neve d’estate, che fa scendere urlanti dai pascoli le vacche affamate.
(“Sentieri sotto la neve” – Mario Rigoni Stern)
Della musica, con la neve, non ce n’è bisogno.
E Buon Natale a tutti 🎄🎁
Pero’ che bello Il Senso di Smilla ….
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Davvero. Non saprei dire se perché è stato il primo o perché è bello proprio tanto. Forse tutte e due.
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Le foto che voglio.
Buon Natale 🎄🎄❄❄
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Ecco… altre ispirazioni… uff ora passerò il capodanno a scrivere! 😀
Buon Natale! 🙂
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E’ vero, ogni popolo vive la bellezza della propria lingua, dando ai propri termini un senso di poesia…
Tanti auguri !!!!!!!!!!!!!!!!!
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Buon 2018, di cuore! e buona neve, sole, mare, montagna, viaggi, foto e tutto ciò che ti piace!!!
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Buon 2018 anche a te, pieno di buone cose!
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