Agosto 1976

Ho compiuto da poco sei anni e ancora non posso saperlo, ma questa è l’ultima estate davvero spensierata che passerò. Manca un mese al primo giorno di scuola, e avrò la stessa maestra di mia sorella, la Signora Lomoro. Mia madre mi ha già comprato il grembiulino bianco con la scritta École ricamata davanti, le Bic che mordo sempre il tappo e la plastica trasparente fino a farla diventare bianca, i quaderni a quadretti grandi, il sussidiario e il libro di lettura. È già tutto pronto nella cartella verde che è nella sala da pranzo.

Siamo a Marina di Pietrasanta, ai bagni Le Gazzelle, e mi annoio. Scendendo in spiaggia mio padre mi ha detto che nelle tende della prima fila c’è un giocatore di calcio famoso, si chiama Giancarlo Antognoni. È una spiaggia seria, di quelle che non si può fare niente. Non posso fare le buche nella sabbia, non posso correre, devo parlare a bassa voce per non disturbare i vicini di ombrellone che tanto vicini non sono quindi come fanno a sentirmi? Non è un posto per  bambini. Le uniche cose che ci sono permesse a me e mia sorella è costruire i castelli di sabbia sul bagnasciuga e giocare con le biglie. Per fare la pista mia sorella mi tira per i piedi e io scavo il percorso con il sedere, aggiustiamo un po’ le curve poi ci giochiamo. Dentro alle biglie ci sono le facce dei ciclisti ma io non ne conosco nessuno. Facciamo il bagno, ma bisogna aspettare tre ore dopo aver mangiato, e mia madre mi mette quella cuffia orribile che mi strappa i capelli anche se siamo al mare e non in piscina e io non esco dall’acqua finché non ho le mani lesse e lei mi chiama.
Ci sono le altalene. Sono due, vicino al bar, alte almeno tre metri, e ci possiamo andare da sole. Sono fatte con due corde grosse e una tavola di legno, e in quella più bassa ci salgo in piedi, e vado così in alto e veloce che ho lo stomaco sottosopra e sento i piedi che si staccano dal legno, e le mani mi fanno male per quanto forte stringo le corde. Quando torniamo a casa la sera ci fermiamo a bere in una fontanella lungo la strada, l’acqua è fresca e buona ma a volte c’è un rospo bruttissimo che mi fa schifo e anche un po’ paura.

Il viaggio da Terni a qui  non  finiva mai, io seduta dietro in mezzo, mia sorella a destra e litighiamo come sempre, e io non mi posso muovere che la nonna che sta a sinistra si lamenta che le do fastidio, che la consumo. Non vedevo l’ora di arrivare.

Ancora non so leggere bene ma tra qualche anno i miei divertimenti più grandi saranno i Gialli per Ragazzi della Mondadori,  posso prendere tutti quelli che voglio dalla libreria di Daniele. I miei personaggi preferiti sono Nancy Drew e gli Hardy Boys. Prima di tornare in spiaggia dopo pranzo mi siedo nella sdraio sotto la pineta e leggo tanto. C’è anche un tavolo da ping pong, ma nessuno ci gioca con me. La sera usciamo a camminare sul lungomare anche se non c’è niente qui vicino, solo case con le persone nei giardini ma ci sono le siepi alte, per vedere qualcosa bisogna arrivare fino a Viareggio e passare davanti a quell’albergo enorme che si chiama Principe di Piemonte e ci lavora il figlio di Novella, la bidella della mia scuola. Lì c’è anche la pista con le macchinine elettriche. Quando piove giochiamo a carte tutti insieme, a Ramino oppure a Scala Quaranta, che da noi la regola è che per aprire ci vuole il 40 in mano. Non l’ho mai detto a nessuno ma certi giorni spero che piove, che mi annoio a fare su e giù sul lungomare, e invece giocare a carte mi piace tanto. C’è anche zia Liliana che lavora dai padroni della casa in cui stiamo.

Quarant’anni da quell’agosto lì, e ce ne ho passati tanti altri nello stesso posto, stessa casa, stessa spiaggia. Mi è tornato tutto in mente guardando due bambini che giocavano nell’acqua bassa con l’orca e Stuart. Non mi ricordo ci fossero cose del genere allora, io avevo paletta, secchiello e un mulino rosso in cui facevo scorrere la sabbia per far girare le pale.

Ma sono sempre in tempo per recuperare e se trovo un’orca come questa me la compro e ci sguazzo in mare, anche se le mie amiche faranno finta di non conoscermi.

33 pensieri su “Agosto 1976

  1. Ah! Mi hai ricordato quando i miei avevano una casa al mare. Ricordo quella TV in bianco e nero della Geloso, residuato a valvole che oggi varrebbe tanto. In realtà erano gli anni ’80, c’erano già da tempo TV a colori, ma in quella casa si andava un mese l’anno e la TV era solo per guardare il TG. Ricordo anche le lunghissime nuotate in cerca di ricci e i pomeriggi passati a scavare nei mattoni di tufo per ricavarne posacenere, recuperati dalle case abusive costruite in zona. E l’unica cabina telefonica nel raggio di chilometri, con la fila di persone in attesa, e i più sfortunati trovavano il quadratino rosso lampeggiante a causa della gettoniera piena. E i gelati alla panna nella confezione a forma di pipa, che a mare diventavano il giocattolo più bello, dopo secchiello e paletta. E, soprattutto, all’epoca ci pensavamo a nascondere la panza? Io, sinceramente, non me ne preoccupo neanche ora… in realtà non sono molto cambiato. Proprio come te.

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  2. Nancy Drew! Ne leggevo a sbancalate dei Gialli Per i Ragazzi! Proprio d’estate. Quella carta che ogni estate si ingialliva come la copertina. Ma Nancy era sempre bellissima, fresca, brillante, roba da perderci la testa!
    La mia fortuna e’ che dove andavo io in vacanza (e oggi ti scrivo da lì) non c’era ombra di stabilimento balneare se non a un chilometro da una parte e un chilometro dall’altra. Dune, un ombrellino piccolo per un po’ d’ombra alla bisogna, pietre pomici in caso di mancanza di biglie e bagni fino a farsi arricciare la pelle sui polpastrelli.
    Poi c’era un bar con certi divertimenti e se vieni nella mia webbettola trovi un jukebox di Ricordi di salsedine …L’orca e’ un must buy

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  3. Nancy Drew!!!!! Era la mia eroina e volevo essere in gamba come lei 😀
    Stessa spiaggia e stesso mare per anni e anni in Liguria con gli zii, ma anche se la spiaggia era di quelle libere, non si poteva fare le buche… E al gioco delle biglie ci giocavo con lo zio, almeno per i primi giorni. Dopo facevo amicizie e allora mi divertivo molto. Alla sera un giro fino al molo o per tutta la camminata fino alla fine del paese e il gelato a sere alterne. Qualche anno ho visto i fuochi d’artificio. Certe volte lo zio mi faceva alzare alle 5 per andare a vedere le lampare che tornavano col pescato e mi piaceva vedere i pesci e i pescatori che contrattavano sul prezzo. altri tempi…

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  4. C’era la mucca Carolina, e Susanna tuttapanna. Le lanciavano dagli aerei, quelli con lo striscione dietro.
    A Riccione ne facevamo man bassa.
    (prima di Torvajanica, le estati erano tutte in Romagna, dai nonni).

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