Trovato

Quarto capitolo della serie “Collaborazioni”, che a questo punto mi sembra abbastanza collaudata. Il racconto è di Wish aka Max.
Sulla riva

“Private Investigations” – Dire Straits

Lo avevo trovato, finalmente. Gli avevo dato la caccia dappertutto, in Italia e in Europa, senza mai riuscire ad acchiapparlo. Ma questa sembrava proprio la volta buona.
Era un incarico strano, questo, e mi ci ero accanito anche per questo. Di solito non accetto di lavorare coi privati. Preferisco un mandato proveniente da professionisti del settore, criminalità organizzata, ma anche delinquenti di basso profilo. I privati sono sempre un casino, ci mettono dentro le emozioni, quasi sempre sono mariti cornuti che vogliono far fuori non la moglie, ma l’amante. Insomma sono un professionista, non mi metto coi dilettanti. Faccio lavori puliti, nessun coinvolgimento emotivo, nessuna traccia, nessun riferimento ai miei clienti. Certo, sui giornali di solito il giorno dopo si parla di “regolamenti di conti”, di “probabili mandanti”, ma non c’e mai nulla di acclarato.
Lavoro con metodo, con una attenta e accurata pianificazione. Studio le caratteristiche del soggetto meticolosamente. Per prima cosa facendo una dettagliata intervista al mio cliente, iniziando a mettere giù una scheda di massima, con caratteristiche, abitudini, luoghi frequentati. Poi cerco su Internet. Ho amici hacker che mi hanno fornito una serie di software spia che mi consentono di accedere a informazioni riservate, un pot-pourri di applicazioni per intrufolarsi nei dati dello Stato. Se il soggetto ha uno smartphone, gli sparo dentro un virus con un’app che mi indica la sua posizione GPS in qualunque momento. Ricorro agli appostamenti solo come ultima risorsa, e solo se strettamente necessario. Di solito, mi basta un incontro “casuale” con il soggetto, per osservarlo bene e memorizzare le caratteristiche salienti.

Un giorno era venuto da me un padre disperato. Lo mandava un amico di un amico di un amico, una lunga catena di conoscenze che alla fine lo aveva portato a me. Gli avevo detto che non lavoravo coi privati. Anzi in prima istanza gli avevo detto che aveva preso un grosso granchio, che io ero un agente assicurativo, e anzi per chi mi aveva preso. Mi aveva risposto di consentirgli soltanto di raccontarmi la sua storia, e poi se io non avessi accettato di occuparmi della faccenda si sarebbe ritirato in buon ordine. Mi aveva raccontato del figlio dodicenne, di quando lo avevano trovato morto, di come lo avevano violentato e torturato. E mi aveva raccontato delle foto, del video snuff. E poi mi aveva detto che c’era questo regista snuff che pagava per avere i bambini, che pagava i torturatori e pagava chi alla fine li ammazzava. E mi aveva dato gli atti del processo, nel quale, nonostante gli indizi schiaccianti, il porco era stato assolto per insufficienza di prove. Una serie di cavilli giuridici che non avevano reso ammissibili alcune prove, un avvocato tosto, e alla fine lo avevano lasciato andare. Aveva con sé un tablet, mi ha fatto vedere alcune foto. Me ne sono bastate tre. Non ho voluto vedere il video. Ho detto che ci avrei pensato. L’ho accompagnato alla porta, e quando si è girato per stringermi la mano e mi ha guardato negli occhi gli ho detto che andava bene. Accettavo. Avrei fatto il lavoro.

E ho iniziato come al solito. Ovviamente il mio cliente poteva dirmi poco del soggetto, visto che lo conosceva solo per via degli atti del processo. Così sono entrato nella banca dati del tribunale, e scartabellando tra i verbali di indagine di Polizia e Carabinieri ho scoperto che i soldi veri li faceva con Internet. Aveva un sito in abbonamento con pagamenti con carta di credito effettuati mediante un server anonimo alle Cayman, che cambiava dominio e indirizzo ogni pochi giorni. L’accesso era criptato con algoritmi di ultima generazione, quindi anche monitorando il traffico non si sarebbe arrivati a niente. Insomma, era uno che di informatica ne capiva, e anche parecchio. E infatti non mi era riuscito di trovare il suo telefono.

Ero andato ad appostarmi sotto casa sua, e dopo un po’ di tempo avevo accumulato qualche scarna informazione. Ero lì lì pronto per agire quando mi era sparito dal giorno alla notte. Avevo chiamato il mio cliente, che mi aveva detto che lo aveva incontrato e gli aveva detto che aveva assoldato un professionista. Ecco perché non lavoro coi privati. Finiscono sempre per combinare qualche casino.

Un amico in polizia alla fine mi aveva fornito il suo numero, e gli avevo piazzato dentro la mia app per la rilevazione GPS. Il problema vero è che l’app funzionava solo quando il telefono era acceso, e lui lo teneva quasi sempre spento. Era iniziata la caccia, da Roma siamo andati a Milano, poi a Venezia, Torino, Firenze, Napoli, Palermo, Düsseldorf, Londra, Bruxelles, Parigi, e non ricordo neanche tutte le tappe. Erano tre mesi che giravo a vuoto come un pollo senza testa. Alla fine eravamo tornati a Roma, e aveva per l’ennesima volta spento il telefono. Era domenica, faceva un caldo torrido. Avevo pranzato, e col condizionatore acceso ero andato a fare una pennichella. Improvvisamente la mia app di controllo si mise a suonare, svegliandomi di soprassalto. Aveva riacceso il telefono, e sembrava si stesse muovendo in auto. Mi vestii e presi quel che serviva, senza dimenticare la mia fidata Glock con silenziatore.

Mi misi in auto e vidi che si dirigeva verso Civitavecchia. Guidai come un forsennato, mentre lui si dirigeva verso Viterbo prima, poi Montefiascone, e infine Bolsena. Il telefono continuava ad essere acceso, e indicava un punto sulla strada. Continuai a seguire la mappa, e arrivai ad un bar da cui si vedeva il lago. Parcheggiai e tornai verso il punto indicato dalla mappa a piedi, mettendo al massimo l’ingrandimento. Il punto era al di fuori del bar, c’era un unico avventore. Era il tramonto, la vista del lago era incantevole. In lontananza, le luci delle case sulla riva opposta, e una pallina di fuoco poco sopra l’orizzonte stava tramontando. L’uomo mi dava le spalle, aveva un cappello in testa ed un giaccone. Sedeva ad un tavolino sul quale c’era un vassoio con due birre e due bicchieri. Mi nascosi, pensando che avesse appuntamento con qualcuno. Stetti lì ad aspettare, il sole era tramontato ed era buio. L’uomo rimaneva immobile, apparentemente guardando nel vuoto. Venne il cameriere, a dirgli che stavano chiudendo, lui fece sì con la testa e il cameriere portò via il vassoio, le birre e i bicchieri. Il bar chiuse. Uscii dal nascondiglio e mi avvicinai silenziosamente, sino ad arrivare alle sue spalle.

  • Ti aspettavo, mormorò.
  • Non voltarti.
  • Era ora che arrivassi, non ne posso più di averti alle calcagna. Fai quello che devi fare, ma fai in fretta.
  • Ti piacerebbe, ringhiai.

Tirai fuori l’arma che avrei voluto usare con lui sin dall’inizio. Due maniglie di legno con una corda di pianoforte in mezzo. Una garrota artigianale, ma molto più efficace.
Gliela passai attorno al collo con un unico gesto e iniziai a stringere. Tentò di alzarsi in piedi, strinsi di più mentre gli sibilai nell’orecchio: – Sta a te decidere, stai buono e durerà poco, fai resistenza e restiamo qui sino a domattina. Si lasciò ricadere sulla sedia, portando solo le mani al collo. Strinsi ancora un po’. Gli mancava l’aria. Allentai la presa, fino a sentire il suo respiro. Più che un respiro era un rantolo. Strinsi di nuovo, iniziò ad agitare le mani, apriva e chiudeva la bocca tentando di ingoiare aria. Allentai. Non potevo vederlo, ma ero certo avesse il viso paonazzo. Strinsi forte ora. Iniziò a dibattersi come una farfalla impazzita, sembrava Priss in Blade Runner. Agitava la testa di lato, mimando un no, e ancora aprendo e chiudendo la bocca. I piedi battevano sul pavimento. Continuai a stringere sino a quando non smise di dibattersi, e mantenni stretto ancora un po’, per sicurezza.
Verificai che l’incrocio della corda fosse posizionato bene.
Allargai le braccia, e contemporaneamente feci un salto all’indietro. La testa si staccò di netto dal corpo, e dal collo uscì un fiotto di sangue. Ero stato bravo. Neanche una goccia mi aveva macchiato.

24 pensieri su “Trovato

      1. Ma figurati 🙂 ormai è diventato un evento sa seguire, con ottimi scrittori che si alternano (no, non sono fra questi, io imbratto i bit).

        Guarda, volentieri. Se vuoi scegliere qualcosa e mandarmi, non ti prometto i tempi (sono un po’ preso), ma appena ho 10 minuti mi metto e lo penso 😉

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