La misura del tempo

“Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain
You are young and life is long and there is time to kill today
And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun”
Pink Floyd – “Time”

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A volte i pensieri si srotolano da un blog all’altro, un commento si stacca dal primo e diventa un post nuovo da cui ne nasce poi un altro, con un fil rouge che li attraversa tutti. A.Y.C.E., FORSE, e poi questo.

Giorni fa leggevo un articolo di giornale che citava una frase famosa e anche un po’ ovvia di John Lennon: “La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altro”. Quando mi son trovata davanti il tracollo del lavoro e ho deciso di trasferirmi a Milano non è stata solo una relocation fisica, ma ci ho messo un po’ a realizzarlo. A un certo punto mi sono resa conto di avere tra le mani una seconda possibilità per ripartire da zero. Correggere errori. Fare le cose in modo diverso. È un regalo che non capita a tutti di ricevere, e non si può sprecare. Quindi sono presente, non lascio che la vita succeda mentre faccio altro, perché il tempo scorre in una sola direzione. Il tempo è anche il più bel regalo che si può fare a qualcuno, perché è un pezzo di vita che non tornerà mai indietro.

E l’unità di misura del tempo non sono le ore, i minuti o i secondi.

Il tempo si misura in parole, sorrisi, baci, bicchieri, bottiglie, pagine, abbracci, note, racconti, consigli, cene, fotografie, quadri, passi, pedalate, treni, regali, colazioni, chiacchiere, silenzi, carezze, chilometri, confidenze, film, sguardi, risate, gomitate, cesti di popcorn, piatti cucinati, cazzate dette, cazzate fatte.

Il pezzo dei Pink Floyd è scontato già dal titolo, inevitabile, e la musica è universalmente conosciuta a partire dagli orologi in stereo. Ma non è tutto lì.

“Time” – Pink Floyd

Ticking away the moments that make up a dull day
Fritter and waste the hours in an off-hand way
Kicking around on a piece of ground in your home town
Waiting for someone or something to show you the way

Tired of lying in the sunshine staying home to watch the rain
You are young and life is long and there is time to kill today
And then one day you find ten years have got behind you
No one told you when to run, you missed the starting gun

And you run and you run to catch up with the sun but it’s sinking
Racing around to come up behind you again
The sun is the same in a relative way, but you’re older
Shorter of breath and one day closer to death

Every year is getting shorter, never seem to find the time
Plans that either come to naught or half a page of scribbled lines
Hanging on in quiet desperation is the English way
The time is gone, the song is over, thought I’d something more to say

Home, home again
I like to be here when I can
When I come home cold and tired
It’s good to warm my bones beside the fire
Far away, across the field
The tolling of the iron bell
Calls the faithful to their knees
To hear the softly spoken magic spell

56 pensieri su “La misura del tempo

      1. anche su disco originale è così, sono attaccate, scusami la precisazione. solo per dire che Time finisce un filino primo a si attacca direttamente alla seguente che sfocia in “The great gig in the sky”. 🙂

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  1. onorata di conoscerti, onorata di aver condiviso minuti, onorata di avere stivaletti rossi nel passato comuni, onorata di essermi seduta a mangiar insieme a te (dobbiamo rifare), onorata di aver bevuto insieme a te (dobbiamo rifare che non son stata all’atezza dei miei standard alcolici 😛 ) e soprattutto mi piace questo fil rouge che lega le nostre anime

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  2. The dark side of the moon… il primo LP che ho acquistato in vita mia… avevo 14 anni e di TEMPO ne è passato un bel po’. Hai ragione il TEMPO è qualcosa che si misura in ore e minuti ma è un’altra cosa e sprecarlo è un delitto, poichè non torna più. Se tu ti sei data una seconda possibilità, per me invece c’è la consapevolezza di stare gettando via parte del mio TEMPO in un’azienda che non mi vuole e che io non voglio… Ma qui è un’altra questione, è questione di soldi, MONEY per citare un altro brano dello stesso disco dei Pink Floyd…

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    1. Money… Se dovessi limitarmi al conto della serva, dovrei dire che a venir su ci ho rimesso, perché quello che guadagno in più non copre neanche la metà di quel che spendo in affitto e viaggi, e in più continuo a pagare le bollette di casa a Terni che è mia.
      Però non tutto è quantificabile in termini economici.
      Qui posso continuare a fare il lavoro che ho scelto e con una certa sicurezza, vado al lavoro in bici e non uso quasi più l’auto, vivo in una città che culturalmente offre tantissimo. E già questo basta a ripagare la differenza, almeno per me.

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      1. I still don’t know what I was waiting for
        And my time was running wild
        A million dead-end streets
        Every time I thought I’d got it made
        It seemed the taste was not so sweet
        So I turned myself to face me
        But I’ve never caught a glimpse
        Of how the others must see the faker
        I’m much too fast to take that test

        Ch-ch-ch-ch-Changes
        Turn and face the stranger

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  3. giocare e cercare di vivere la nostra vita alterando o provandoci almenoun pò l’incidere del tempo e il nostro modo di subirlo e gestirlo è una delle cose più interessanti alle quali possiamo dedicare parte della nostra vita..

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    1. Non lo ero neanche io. Quando al vecchio posto di lavoro sono iniziati a cadere i pezzi ho cercato di resistere per vedere se poteva tornare a migliorare. Non è stato facile convincermi che non c’erano possibilità ma a un certo punto i pezzi caduti erano più di quelli rimasti e ho dovuto cedere alla realtà. Rimettersi in gioco, scrivere un CV e mandarlo in giro dopo 25 anni passati nello stesso posto non è stato semplice, dopo i primi colloqui pensavo di non valere niente, di non essere rivendibile in un altro posto. Ma cercare un lavoro è un lavoro e bisogna farsi le ossa anche lì, e a fine anno mi sono ritrovata in mano tre proposte diverse e il lusso di poter scegliere. Ricominciare da zero è stata una sfida e quando due giorni fa l’amministratore delegato della nuova azienda ha citato come buon esempio davanti a 2500 dipendenti il progetto per il quale sono stata assunta e che ho portato a casa nei termini previsti, bè una certa soddisfazione l’ho provata.

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      1. Mi rincuori, anche se io cercherò di lottare per rimanere in questa città, un’altra azienda, quello sì, ma qui. E sì, hai ragione, cercare lavoro costa una fatica incredibile e ti fa cascare l’autostima ai minimi storici, anche se io sono anni che continuo a fare colloqui.

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      1. Ciao Tullio!!! Tutto bene, grazie. E non credere, sei sempre nei miei pensieri… ogni volta che mi capita d’abbreviare malamente o addirittura storpiare la nostra cara lingua… m’immagino un tuo cazziatone… e il più delle volte correggo… mi hai reso cmq un uomo migliore… 😉 E tu?

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        1. accidenti, quanti complimenti, non mi starai mica diventando gay 😀 😀 😀
          si scherza 😉

          tutto ok grazie, dopo la lunga pausa estiva sono tornato a scambiare pensieri con gli amici blogger, hai imparato bene il romanesco?

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  4. Ho ricominciato 13 volte, una per ogni trasloco.

    Le mie giornate sono fatte di stretching al mattino, autostrade, telefonate, copia-incolla, biberon da pulire e pannolini da cambiare, block chords, weekend pieni di lavori in corso.

    Dai sogni ho pragmaticamente effettuato unsubscribe.

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  5. Io sono sempre stata molto sensibile all’idea del tempo che passa, ultimamente ancora di più dato che sento l’età anagrafica che ho pesarmi addosso come un macigno. Ho avuto a gennaio la possibilità di cambiare, tutto, e rimettermi in gioco , e questa volta davvero, da zero; l’ho colta al volo nostante non sia stato e ancora non è facile ma mi serviva perché ero terrorizzata di restare immobile a vedere i giorni e i mesipassare senza far nulla aspettando qualcosa che nemmeno io so bene cosa dovrebbe essere; ancora non lo so cosa voglio ma intanto mi sto “facendo le ossa” sul campo, e mi smebra di sprecare meno tempo, perchP dico e faccio cazzate enormi, sorrido con persone conosciute da poco, guardo film anche da sola, ho l’impressione di “vivere”.
    Ma il mio problema è proprio non avere chiaro quello che voglio e ho paura di sprecare tempo in quetso mozzico di vita proprio a capire che voglio.
    Mi è piaciuto tanto leggere questo tuo articolo, ho anche visto un collegamento ai commenti da me, ho commentato solo ora perché dal cellulare riesco a scrivere male i commenti lunghi e ci tenevo a dire quello che penso, e ho acceso il pc solo stasera!

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    1. Ripartire a volte è un’esigenza, e io credo che tu abbia fatto bene ad assecondarla. Se un po’ ti ho capita, ti saresti altrimenti ritrovata lì a pensare a come avrebbe potuto essere. Un po’ come con PS, forse. Non sai come andrà, cosa succederà, però ti fai le ossa, fai cazzate, e sorridi, e questo è vivere, proprio come hai detto. Anni fa era le nostre strade erano tracciate e c’era poco da decidere: marito, famiglia, figli e poi ancora dopo dei nipoti, ed ecco là una vita intera decisa a vent’anni. Adesso abbiamo tante altre possibilità e provare non è sprecare tempo; e se non provi e non vivi non lo saprai mai quello che vuoi davvero. Non è roba che si può decidere a tavolino con una equazione matematica o il calcolo delle probabilità.
      Bello leggere anche te, e sorrido al peso dell’età anagrafica. Io credo che me lo sentirò addosso, forse, non prima degli ottanta. Ammesso che ci arrivi 🙂

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    1. L’intento non era di dare una rappresentazione sotto forma di una metafora piuttosto che di un’altra, il senso è strettamente legato al mio vissuto personale. Un pomeriggio che passo con la mia famiglia ora che vivo a mezza Italia di distanza equivale spesso a un intero weekend di quando ero lì a pochi metri di distanza, e il tempo che passo con qualcuno, che sia un uomo, un amico o anche me stessa acquista valore non per la misura dell’orologio ma per come lo si usa.

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      1. forse sono stato troppo sintetico, diciamo ermetico, questo tuo commento conferma il mio dire, cioè da quando sei a Milano riesci a cogliere meglio i momenti in cui “guardare l’orologio”, beccarlo sull’ora giusta significa apprezzare ciò che un tempo era routine. Spero di essermi spiegato comunque ho capito perfettamente il tuo dire 😉

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