La porta

Questa collaborazione fotografia/parole va oltre i confini di WordPress, il testo è della mia amica Marta, le è piaciuto il gioco e ha voluto partecipare.
Ancora una volta, buona lettura.

La guardai e stava piangendo, non ebbi alcun bisogno di far domande e la cosa mi rese estremamente orgogliosa e forte. Con serenità, rimasi appoggiata al muro sorridendo per infonderle il senso di pace di cui aveva bisogno ed evitando così di metterla in difficoltà.
Due secondi di silenzio poi diventai le parole che iniziai a pronunciare.
«Anche la persona che credi sia la peggiore mai entrata nella tua vita, ha lasciato senza dubbio in te qualcosa di buono per sempre. Che sia una consapevolezza, una nozione, un profumo, una sensazione, un’espressione, un sapore, un brivido, un modo di fare, non importa. Le strade si guardano negli occhi all’incrocio e seppure alla fine prendono direzioni opposte, lì ci sono arrivate allo stesso momento. Apri i tuoi spazi più che puoi e scoprirai che… c’è chi esce con straordinaria eleganza, chi rimane sull’uscio, chi forza la serratura, chi rompe la maniglia, c’è persino chi inciampa sullo zerbino, chi bussa costantemente pur senza ricevere risposta, chi non chiede il permesso, chi è costretto a rimanere alla finestra, chi ha la chiave ma non la sa girare, chi varca la soglia senza accendere la luce, chi passeggia freneticamente senza mai decidersi ad entrare, chi sfonda l’ingresso e ruba un po’ di te lasciando le sue impronte per sempre, chi fa passare un soffio d’aria fresca e poi chiude senza fare rumore, ma anche chi scalda l’ambiente poi fa un gran casino quando esce di scena.
Poi c’è, c’è lui: quello che bussa con la mano sinistra perché nella destra ha una sorpresa per te, che non decide cosa fare della serata ma invita, che ti scatta una foto anche se hai l’asciugamano in testa e gli occhi gonfi perché ti trova bella sempre e comunque, quello che se l’imprevisto è davvero spiacevole ha la forza di dire che poteva andare peggio, lui che non ha paura di un tuffo nel lago, né di onde di mare, rocce da scalare, elastici e corde per sfidare il vuoto, lui che ti asseconda, ti stimola, ti protegge…
L’unico che sa quando è il momento di entrare e come farlo, il solo che non gira la chiave per serrarti la fuga, ma ti lascia libera di andare quando vuoi. È lo stesso che quando alla sera rientri e chiudi la porta dietro di te godi persino del suono delle chiavi perché sei serena e quello è il segno che ognuno, nella sua personale indipendenza ma con un valore aggiunto, ha concluso un’altra giornata appagante. Figlia mia, non accontentarti mai, non vivere nell’illusione che ci sia la tua metà. Tu sei già perfetta così. Se non senti amplificate le tue sensazioni più belle, se quel tuo lato euforico si va spegnendo, se le tue mani non sudano e smetti di stupirti dell’arcobaleno, riapri la porta e lascialo andare per sempre…».
Fui sin troppo poetica ma funzionò e la vidi reagire esattamente come avrei fatto io: si asciugò le lacrime e riprese a sognare.

“Quello Che” – 99 Posse

Aggiungo una piccola nota: ieri sera ho scritto un post nell’altro blog, a proposito del rispetto delle idee altrui e della necessità di avere i propri spazi. Oggi Marta mi manda questo testo, che a un certo punto dice che “…ognuno, nella sua personale indipendenza ma con un valore aggiunto, ha concluso un’altra giornata appagante”.
Nessuna delle due aveva letto prima quanto scritto dall’altra.

23 pensieri su “La porta

  1. È splendido.
    E tu lo sai che lo penso veramente e che piuttosto non commento.
    Sono parole da leggere e rileggere ancora, pare di scavare in fondo al cuore di un’anima pura, luminosa.
    Ecco, è la potenza di questa speranza “solida” che fa impressione, la convinzione, la certezza di avere sempre una porta da aprire per trovarsi davanti qualcosa di migliore.
    Brava Marta.
    Vabbeh la foto, carina.
    😅😅😅😅😅😅😅😅😅

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  2. Quella del “valore aggiunto” l’ho detta e sentita dirmi molte volte. Il più delle volte, però, era un dis-valore.

    OT devo andare recuperare stampe e negativi (se li trovo ancora) del mio periodo giovanile “porte e finestre” ….ne avevo una di un portone a Venezia che mi piaceva moltissimo (b/n)

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        1. L’indipendenza personale per me è un valore aggiunto, ma questo non vuol dire che il rapporto d’amore tra due persone debba consistere in sporadici incontri che avvengono sulla base di rare congiunzioni astrali. Vuol dire semplicemente che non credo nei rapporti simbiotici dove tutto debba essere fatto insieme. Così come amo tornare a casa la sera e trovarci il mio uomo, mangiare con lui, dormire con lui nello stesso letto e tutto il resto oppure uscire insieme per un aperitivo o un fine settimana fuori porta, allo stesso modo ho bisogno di mantenere i miei spazi, le mie amicizie, e ho piacere che lo faccia anche lui.

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          1. Ma anche in casa si possono fare cose differenti: uno legge e l’altro guarda un film.
            La vedo come te, il discorso sul disvalore è invece rivolto a quelle persone che si riempiono la bocca con il termine “valore aggiunto” ma poi invece non danno nulla in più, anzi ti tolgono qualcosa 😉

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  3. Le porte vecchie, dalle mie parti, sono di legno vissuto e non verniciate.. C’è stato un periodo lontano che le fotografavo in bianco e nero perché, secondo me, sembravano ancor più “vissute” e le venature del legno risaltavano meglio.
    Questa tua, così luminosamente verde, accende la fantasia … Viene voglia di spingerla per sapere se l’interno é come lo avevi immaginato, ma soprattutto perché pensi che di la, vi sia qualcosa di sorprendente..

    Lo scritto di Marta é bello, perché vero, autentico, riscontrabile ..
    Il meglio che posso fare é un reblog..

    Vi abbraccio. Ars

    Ma

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