Complicazioni

Nell’ultimo mese lo spazio dedicato a WordPress ed ai social network più in generale è stato drasticamente ridotto ai minimi termini, il tempo prosciugato da un progetto fotografico che ho consegnato lunedì scorso e dai rapporti personali che hanno comunque la precedenza rispetto a quelli virtuali.

Con un po’ di respiro, ho iniziato a leggere un po’ di quel che ho perso in questi giorni.
Una rapida scorsa a facebook, le solite cose più o meno tutti i giorni, per quelle prevedibilmente interessanti ci sono le notifiche e non c’è bisogno di approfondire altro.
Apro il Reader di WordPress, ci vuole un po’ a leggere i post, ma più vado indietro, più si fanno strada un paio di considerazioni.

La prima è che facebook è la vetrina dove esporre tutta la figaggine e lo splendore di cui siamo capaci, i chili persi in vista dell’estate, e una manciata di aforismi di terza mano (l’Huffington Post suggerisce opportune periodiche pulizie), mentre tanti blog assomigliano a una sorta di refugium peccatorum, il luogo dove confessare tutte le contorsioni, tribolazioni e confusioni mentali di cui siamo preda, e che non ci sogneremmo mai di postare su facebook.
Vero è anche che una pagina facebook non si nega a nessuno, mentre per aprire un blog ci vuole un po’ di più.

Rimanendo poi in questo mondo, la seconda considerazione: ma siamo davvero così contorti e complicati? Siamo davvero così in crisi e pieni di dubbi esistenziali? E non intendo dire che c’è chi inventa di sana pianta problemi non suoi per destare interesse, lì ci sarebbe del patologico, ed è tutto un altro discorso. Intendo piuttosto la propensione a parlare dei momenti negativi piuttosto che di quelli positivi, percorrere i propri labirinti mentali passando e ripassando per i vicoli più bui evitando quelli più illuminati, come se questi ultimi fossero meno interessanti da esplorare, come se avessimo paura di mostrarli.

Una riflessione analoga l’ho fatta al corso di reportage parlando dei progetti da presentare come lavori conclusivi (su nove persone, solo in due abbiamo scelto di raccontare “in positivo”), ma si potrebbe estendere anche ai programmi in tv piuttosto che agli articoli sui giornali… perché la storia o l’evidenza di un degrado devono essere più interessanti e coinvolgenti del racconto di un riscatto o di qualcosa di bello?
Dando per scontato che di Bukowski ce n’è uno solo, cosa spinge i comuni mortali a scavare nel marcio, il proprio e quello altrui?

Non so darmi una spiegazione, forse dovremmo solo guardarci un po’ intorno e prenderci meno sul serio, e allora il menhir che ci sentiamo addosso tornerà ad assumere dimensioni più sostenibili, o forse è semplicemente vero il pensiero di Karen Blixen citato qualche minuto fa Disintegrazioni: “Tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi.”

complicazioni

“Creep” – Radiohead

When you were here before,
couldn’t look you in the eye
You’re just like an angel,
your skin makes me cry
You float like a feather
In a beautiful world

I wish I was special
You’re so fucking special
But I ‘m a creep, I ‘m a weirdo
What the hell am I doing here?
I don’t belong here
I don’t care if it hurts,
I want to have control
I want a perfect body,
I want a perfect soul
I want you to notice
When I’m not around

I wish I was special
You’re so fucking special
But I ‘m a creep, I ‘m a weirdo
What the hell am I doing here?
I don’t belong here

She’s running out again
She’s running out…
She runs, runs, runs, runs
Runs

Whatever makes you happy
Whatever you want
You’re so fucking special
I wish I was special…
But I’m a creep, I’m a weirdo
What the hell am I doing here?
I don’t belong here
I don’t belong here.

47 pensieri su “Complicazioni

  1. Bentornata, prima di tutto.
    Oltre alle citazioni di terza mano, odio in una maniera quasi viscerale i meme con le PROPRIE citazioni (scusa il cap loc, ma mi sale il livello di nervoso ehehe). Capisco le battute fatte con i meme, capisco le citazioni inutili (tipo: Il Dado è tratto – Sig.ra Knorr… a me fa ridere), ma le proprie citazioni sono da mettersi a piangere.

    Il punto centrale della tua riflessione mi piace. Secondo me raccontare delle cose negative diventa un modo per renderle più sopportabili (perché si condivide qualcosa) e, per molti, un’ottima scusa per fregiarsi del complesso del martire. La pacca sulla spalla virtuale è il grande premio, la ricompensa sospirata… “Ecco, mi scrive che mi capisce! Mi capisce davvero. Ne avevo bisogno”.
    Una cosa malsana, invece, è che sono le cose negative che attraggono più i lettori. Delle cose positive ce ne freghiamo, tanto per invidia tanto per disinteresse… ma ci nutriamo delle cose negative. Del danno. Della sfortuna. Perché, anche se non lo confessiamo, stiamo meglio. Ci sentiamo fortunati. E, inconsapevolmente, creiamo i mostri sopra citati, quelli che hanno la sindrome di Gesù Cristo e raccontano delle loro vite da martiri moderni.

    Piace a 2 people

    1. Zeus non è che la vita è tutta rose e fiori. Nel mio caso scrivo le mie paturnie mentali solamente perché ho bisogno di scrivere e non certo per avere compassione da gente che nemmeno conosco. La differenza tra Facebook e qualunque blog è “l’anonimato”. Io non scrivo più niente su Facebook perché qualunque cosa scriva bella o brutta viene etichettata per il semplice fatto di avere un nome e cognome. Qui invece posso esprimere chi sono,posso dire che sto male per le mie delusioni o per il dramma che mi sta succedendo in casa per il semplice fatto che nessuno mi giudica. E poi se hai letto il mio blog scrivo un sacco di cose divertenti. Sarebbe bello se tutti fossimo felici,sereni con un sorriso a 360 denti…
      Chiedo scusa se mi sono intromessa.

      Piace a 1 persona

      1. Il mio discorso era molto generale. C’è una certa volontà alla “pacca sulla spalla” e al “mal comune mezzo gaudio” in tutti quelli che scrivono. Perchè condividere certe cose, a volte, è un buon mezzo per attirarsi simpatie. Il simpatico sfortunato è meglio dell’antipatico fortunato. Sempre stato.
        Ci tengo a precisare: sto parlando in generale.
        L’anonimato è una buona cosa. Serve per parlare liberamente di certe idee, di certi problemi senza doverci mettere la faccia. Ci lascia andare. Ci permettiamo, in un contesto protetto, di essere noi stessi.
        Il fatto che la mia sia un riflessione generica lo testimonia che il mio blog non è certo il luogo di culto della simpatia, allegria, ricchi premi e cotillon! eheh.

        Piace a 1 persona

        1. Zeus Zeus non mi inviare saette xD lo so che è in generale il tuo discorso,però siccome a me capita di farlo…ti ho spiegato il perché lo faccio che non è certo per attirare gente. Io personalmente lo faccio a mo’ di sfogo,che poi ciò che scrivo possa piacere…mi lusinga solamente. Ci sono dei periodi che purtroppo non sono così belli o così gioiosi da poter essere sempre allegri e spenseriati,magari si potesse esserlo sempre. I post e i contenuti possono variare in base ai propri periodi. Purtroppo Facebook è diventato tutto un esternare serate in disco e vacanze al mare, dove non conta ciò che scrivi,ma soltanto chi lo dice. Poi con sta storia dei cookies va a vedere che tutti chiudiamo e basta filosofofosi su WordPress xD

          "Mi piace"

      2. Prima di tutto, benvenuta, e non è un’intromissione… il bello di questo posto è il confronto anche tra chi non si conosce. Sentirsi giudicati o meno credo non sia un problema strettamente di blog, chi ci legge potrebbe giudicarci tranquillamente come qualcuno che ci conosce di persona…è solo che qui scriviamo senza sapere chi leggerà e questo ci da una certa libertà in più ed è come una barriera tra noi e gli altri. Poi neanche io sono sempre felice e contenta, quel che volevo dire è che spesso qui troviamo più facile parlare di un problema piuttosto che di una bella cosa.
        Condivido il fatto che facebook non sia il posto adatto a riflessioni di carattere così intimo e personale, non è proprio il fine con cui è nato.

        "Mi piace"

        1. Sai perché? Le belle cose non vanno scritte,ma vissute. C’è stato un periodo molto bello che ho vissuto e che per cui avevo smesso persino di scrivere. È più facile parlare di cose brutte perché con quelle ci devi fare i conti da solo e scriverle è come se ti scaricassi un po’ il peso da dosso.

          "Mi piace"

          1. Ho vissuto un brutto periodo, ed è durato più di un anno. Durante tutto quel tempo non ne ho scritto niente, e non ne ho parlato con nessuno tranne una persona… ho macinato i pensieri tutti nella mia testa, e ho sentito l’esigenza di scriverne qui solo quando ne sono venuta fuori e quando sono riuscita a guardarmi indietro con la certezza che era finito.

            Piace a 1 persona

            1. Ovviamente siamo tutti diversi e abbiamo un modo di reagire alle cose in un modo diverso per carità. Il mio brutto periodo è perenne xD a volte provo a scherzarci su o cerco di caricaturizzare le mie delusioni. Però quando metti questo più un problema gravissimo che c’è,la voglia di scherzare ti passa e siccome non ne puoi parlare con nessuno,non puoi nemmeno mostrare un po’ di debolezza perché non c’è tempo di pensarci su,allora scrivi. Scrivi anche per te stessa,infatti i post che scrivo poi mi rileggo. È più uno sfogo che un autocommiserazione,perché se tengo tutto dentro rischierei di implodere.

              "Mi piace"

              1. Non conosco il tuo problema e non ne posso parlare, ma so bene cosa vuol dire non poter mostrare la propria debolezza a chi ci è accanto perché altrimenti tutto il castello franerebbe . Si scrive soprattutto per se stessi, quel post in particolare a me è servito a mettere il punto, altri invece sono sfoghi anche per me.

                Piace a 1 persona

                1. Si sono sfoghi soprattutto quando non puoi mostrare le tue fragilità e debolezze a chi conosci perché bisogna tener presente che molti ne approfittano. È questo il motivo per cui principalmente scrivo,posso essere chi sono senza filtri.

                  Piace a 1 persona

  2. Io scrivo perché ne ho bisogno. La mia testa si intasa spesso, è un po’ difettosa, e scrivere è il mio modo per affrontare e prendere le distanze (o almeno provarci) da ciò che mi sommerge. Le cose belle non mi ossessionano, quindi non ho bisogno di depositarle, quelle brutte invece si.
    Quanto ai pareri… io amo il blog principalmente perché mi permette di restare anonima, anche se a un paio di amici il link l’ho dato. Poi a volte un estraneo ha lo sguardo libero da orpelli di conoscenza e ne esce qualcosa di utile, qualche riflessione a cui non sarei mai arrivata. E spesso è divertente conoscere nuovi blog. Non persone, blog.

    "Mi piace"

    1. La mia riflessione non era limitata al solo mondo dei blog, è più generale rispetto a ciò che abbiamo intorno tutti i giorni. Chi scrive qui, scrive per sua necessità e questo è appurato. Però se io leggo che tu hai un problema, ne condivido in un certo qual modo il carico leggendoti, e allo stesso modo mi farebbe piacere sapere se quel problema sei riuscita a risolverlo, e come ci sei riuscita. Ecco, è questa seconda parte che manca molto spesso, un po’ come i forum che frequento per lavoro: tutti li a postare problemi ma in pochi poi scrivono qual’è stata la soluzione, e si che sarebbe bello e utile saperlo.
      Perché distingui tra persone e blog? Dietro un blog c’è sempre una persona.

      "Mi piace"

      1. Ma non sempre la parte nel blog è predominante nella persona. E ci sono molte menzogne, soprattutto dove l’ego è sconfinato. Nel blog si sceglie cosa mostrare della propria persona. Questo vale per i sinceri e per quelli che cercano attenzione, il blog non è la persona.

        "Mi piace"

        1. Arrivo sempre tardi alla festa. Wish Aka Mask mi ha fregato la teoria di Maslow , Fedifrago ha dissertato sui grandi dolori e sulle grandi gioie. Tutto quello che potrei aggiungere saprebbe di minestra riscaldata. Io penso che non è tanto quello che si scrive quanto come lo si scrive. Premesso che tutti scriviamo per attirare l’attenzione, che si parli delle proprie disgrazie o di ilarità l’importante è non marciarci sopra. Nel caso delle disgrazie evitare di calarsi nei panni della vittima sacrificale che però non soccombe. Nel caso delle ilarità evitate di cadere nel grottesco. Le disgrazie cmq ricevono più attenzione per tanti motivi, primo tra tutti il “mal comune mezzo gaudio”, mentre chi riesce strappare sorrisi spesso è malvisto dai più … e che avrà quello per essere così felice? In che mondo vive? Probabilmente vive una realtà più difficile della vostra, solo che preferisce non dirlo per non tediarvi ulteriormente con i suoi problemi.

          Piace a 1 persona

  3. bella riflessione!!! perchè si scrive in negativo e quasi mai in positivo : io non risposte, tra l’altro il mio blog è pieno di negatività se così vogliamo chiamare la sofferenza, la malinconia o perfino i ricordi. Si scrive per come si è e per come si è vissuto niente di più e niente di meno , almeno questo è il mio pensiero. Se poi mi passate una battuta (che in fondo tanto battuta non è), un attore ( mi pare Totò) disse che per far piangere non ci vuole molto la vera sfida è far ridere. Devo dire che questa affermazione nasconde una grande verità e non so se può intersecarsi con la riflessione qui postata. Per quanto riguarda facebook mi pare sia diventata una fredda vetrina dove postare le proprie solitudini e frustrazioni. Perchè non mi si venga a dire che una persona che pubblica a ogni ora una serie di attività delle quali non frega niente a nessuno è una persona normale. Che senso ha pubblicare frasi del tipo : buongiorno mondo (come se il mondo avesse assoluta necessità del suo buongiorno), ora sono stanco e vado a nanna (e chissenefrega- tutto attaccato con dolo), oppure tutte quelle foto che ritraggono qualunque momento dal più inutile al più intimo. Ma dico ma non avete un ca…o da fare tutto il giorno? Sto pensando seriamente di chiudere il mio profilo, nato per una serie di motivi ma che si sta rivelando un contenitore di vuoto assoluto. Comunque sono convinto che le parole che in qualche modo rappresentano noi e il nostro essere siano si una valvola di sfogo ma anche un modo di condividere esperienze, emozioni, percezioni, sebbene per la maggior parte afferiscono a situazioni diciamo così tristi. Hai fatto bene a riflettere e farci riflettere su certi aspetti. Ciao e scusa se sono stato prolisso.

    Piace a 1 persona

  4. Ben tornata, si sentiva la tua mancanza 😊
    FB é un prodotto mordi e fuggi, posti una foto, vedi una foto, tre cavolate in croce, qualcuno scazzato, qualcuno divertito. Commenti pochissimi, lasci un “mi piace” ad amici e parenti stretti. Fine. Il più delle volte non scrivo neppure. Talvolta pigio su un condivido.
    Il blog é differente. Sará che quel poco che scrivo, lo scrivo di sera, senza la frenesia del fare , col silenzio fuori, magari ascoltando musica, che é un po’ come ritagliarsi un momento intimo, introspettivo..o, anche, per pensare “al fuori” con occhio attento e cercare di capire a cosa si é veramente visto…
    Ho letto che il blog non é una persona. Credo si volesse dire “non é una persona nella sua interezza”.
    E forse si ha più voglia di scrivere di cose negative, perché vederle scritte e rileggersele, perdono un po’ della loro negatività, e se sono problemi, un po’ si “sgonfiano” e ti permettono di vederli in modo più distaccato, come se il problema, una volta scritto , si fosse parzialmente allontanato e diventasse più semplice risolverlo, “digerirlo”. Se poi arriva anche una pacca sulla spalla, non è che fa male…aiuta ad andare avanti, anche se ti é sconosciuta la mano.

    Piace a 1 persona

    1. Che poi alla fine tanto sconosciuti neanche siamo… È un po’ come la piazza del paese, esci senza sapere chi ci sarà, ma sai che quasi sicuramente qualcuno troverai. E non è importante non conoscere il nome o la città, spesso sappiamo l’uno dell’altro molto di più di quanto non sappiano persone in carne e ossa che frequentiamo tutti i giorni,

      Piace a 1 persona

  5. Considerazione bella e profonda, come sempre carissima! Io cerco di condividere un po’ tutto quello che mi passa per la mente, però effettivamente posso confermarti, dati alla mano, che i post un po’ problematici, quelli meno minchioni, hanno certamente un apprezzamento e una condivisione senza dubbio maggiore rispetto a quelli in cui do libero sfogo alla minchioneria. E’ una cosa che in effetti non è che riesco a capire più di tanto. Ma poi alla fine io scrivo quello che sento e se le cose allegre hanno meno seguito, sai che ti dico? Masticazzi (passato remoto del verbo masticare)! Spero di avere sempre un lettore in meno, ma una buona ragione in più per scrivere qualcosa di allegro

    Piace a 1 persona

    1. La considerazione era anche un po’ personale, leggendo i miei post non è che ci si sganasci dalle risate. Ecco io invidio fortemente, e lo dico senza problemi, chi come te e diversi altri, riesce a strappare un sorriso invece che un sopracciglio corrucciato.

      "Mi piace"

  6. La riflessione che fai è molto acuta. La condivido, e molte volte mi sono posto le stesse domande. La conclusione alla quale sono giunto è che, al di là di episodi di narcisismo o di ricerca di attenzione, vale la teoria dei bisogni di Maslow, con annessa piramide omonima. Maslow teorizza che esiste una scala di bisogni, da quelli fisiologici sino alla realizzazione personale. Una volta soddisfatto il bisogno corrente, e una volta che questo diventa scontato, diventa primaria l’esigenza di soddisfare il bisogno successivo. La scala dei bisogni è: fisiologici (cibo, vestiario, riparo), sicurezza (salute, proprietà), affetto (famiglia, amicizia, amore), autostima, autorealizzazione. Poiché abbiamo superato da un pezzo le fasi della fisiologia, della sicurezza e dell’affetto, restano l’autostima e l’autorealizzazione. E siccome è terribilmente difficile autorealizzarsi e autostimarsi, ecco che in una cultura come la nostra, ad elevata scolarizzazione, i molti che non riescono ad autorealizzarsi affidano le proprie frustrazioni alla scrittura. C’è anche un’altra “teoria”, ma non è accreditata da alcun filosofo, ed è che ad un certo punto della propria vita si sente il bisogno di dare sfogo al proprio estro creativo. E in Italia, dove l’insegnamento delle arti è praticamente zero, a parte il tema di italiano, tutti quelli che sentono questa spinta si dedicano alla scrittura. La somma delle due teorie secondo me rappresenta una buona risposta. Ovviamente mi riferisco ai blog, facebook non lo prendo neanche in considerazione.
    Pensando poi alla foto, mi viene in mente che quel gioco di shangai è una eccellente metafora della ricerca di se stessi. Quando cerchiamo di guardarci dentro entriamo in un labirinto oscuro, costellato di bastoncini di shangai che devono essere sfilati uno ad uno, senza muovere il resto, ché altrimenti si fanno dei danni enormi…

    Piace a 1 persona

  7. La “sofferenza” ispira più della gioia ….altrimenti Goethe non avrebbe scritto “i dolori del giovane Werther”.
    Detto ciò, e tralasciando le svariate motivazioni che spingano a tenere un blog, credo che nella vita reale siano i sentimenti forti ad essere manifestati. Mi spiego: un grande dolore così come una grande gioia emergono prepotenti, le sensazioni più piccole (o modeste) non hanno ragione di essere manifeste. Ed è un peccato, perché spesso la serenità è nelle piccole cose.
    In secondo luogo si tende a non manifestare troppo una grande gioia, perché ho notato che i più anziché condividerla ed esserne contenti per chi la prova, sentono invidia e quasi fastidio per gli altrui successi. Mentre invece c’è una sorta di sollievo nel vedere che le negatività hanno colpito altri e non loro, e quindi si sentono “migliori” con la loro finta comprensione ed ancor più finta pietà

    "Mi piace"

    1. Sarebbe bello godere e ringraziare anche per le piccole cose, è vero, non solo qui ma anche nella vita di tutti i giorni… Fare un regalo senza aspettare una ricorrenza, ringraziare per un caffè particolarmente buono al bar o la persona gentile che tiene aperta la porta davanti a noi… Piccole cose che rendono più piacevole anche una qualsiasi giornata buia.

      "Mi piace"

  8. Bon, io la farei più semplice. Lo racconta lo zoologo Desmond Morris: semplicemente siamo inclini a ricordare il male più che il bene. Sarebbe un dono per tutti, però, che il blogger che decide di scrivere e di raccontarci le proprie tribolazioni, passasse prima il testo su word. così, per dargli una pulitina. se già gli argomenti son letti e il lessico è povero, che almeno i refusi…

    Piace a 1 persona

  9. Condivido in parte le considerazioni, anche se su wordpress ho trovato principalmente più blog comici, fotografici, citazioni o esplicitamente diaristici. Non molto diverso dalle pagine facebook (se non altro, nelle pagine facebook è totalmente assente il fattore “diario”, perché è già insito nelle funzioni del mezzo)

    "Mi piace"

  10. Non hai considerato la scrittura come terapia. Ho due menischi rotti e una bici da corsa. L’altro ieri quattro ottuagenari mi hanno raggiunto e superato. Ho tentato di resistere, ma è stato inutile. Un amico mi ha parlato del vantaggio di correre in gruppo, ma io non gli ho creduto. Meglio solo che male affiancato. Perché non sopporto quei compagni di giochi che mi si avvicinano per parlare dell’ultima grigliata a casa di sconosciuti. Io peraltro odio le grigliate, sono un vegetariano in potenza e conto di eliminare la carne nel duemiladieci. Come, è già passato? Non importa, siamo in Italia e la procrastinazione è ammessa per decreto. Ma vogliamo parlare del fuori tema? Perché non volevo affatto scrivere di menischi, di vecchietti, di grigliate e di deroghe alla regola della sana alimentazione. Volevo solo sottolineare che la scrittura è terapia e che se uno ha qualcosa dentro, è necessario che la tiri fuori. La questione è un’altra, vale a dire perché sentiamo il bisogno di avere qualcuno che ci legga. Tutta colpa della solitudine, credo. Della difficoltà di emergere oltre il pelo dell’acqua, senza rischiare di uscire dallo stagno. Vogliamo sentirci unici, ma non soli. Insomma, ci portiamo dietro un pesante fardello adolescenziale e non abbiamo abbastanza denaro per entrare in analisi.

    (Io scrivo perché mi diverto e non uso il mipiace per amore della scrittura)

    "Mi piace"

    1. La citazione di Karen Blixen mirava proprio alla funzione terapeutica che può avere la scrittura, l’ultima spiegazione che mi era rimasta rispetto alla domanda che mi ero posta.
      “Vogliamo sentirci unici, ma non soli”, considerazione di tutto rispetto, che condensa in sei parole il motivo per cui siamo qui.
      Amo chi ha il dono della sintesi.
      Odio tutti quelli che mi parlano mentre faccio sport, pure mentre mi allaccio le scarpe prima di iniziare, e infatti vado sempre da sola, io, la mia musica e il mio obiettivo. Non voglio dipendere da nessuno, nessuno deve dipendere da me. Mi sono rotta il crociato destro sciando ma non me ne frega niente, corro lo stesso, ho i miei tempi e le mie forze, che sono solo miei.
      Invidio chi come te sa scrivere di argomenti pubblicamente interessanti, io so scrivere solo di me.
      Ieri sera ho grigliato zucchine per due ore e le ho mangiate tutte stanotte in un attacco di fame alle 3:30.
      Io non lo so perché scrivo, questo blog era nato per tutt’altro scopo, e ora mi trovo qui a parlare di me. La mia terapia la faccio da sola nella mia testa, e scrivo a posteriori quando ho risolto il problema. Questo è particolarmente evidente in uno dei post, ho scritto a un anno di distanza, e solo dopo aver risolto definitivamente.
      Forse scrivo per dimostrare che esisto e che c’è una persona dietro alla corazza, e si, da adolescente e anche più in là mi sono spesso sentita sottovalutata da chi avevo più vicino. Dimostrare a chi poi? Questo blog ha più o meno duecento follower, ma ultimamente mi ritrovo a scrivere più spesso nell’altro, che ne avrà al massimo una decina.
      E a proposito di corazze, perché Milodonte?
      Ah, amo anche i fuori tema e le grigliate di qualunque cosa, e questo commento è diventato un post nel post.

      "Mi piace"

      1. La pelle di dinosauro, che in realtà è appartenuta a un milodonte, è il punto di partenza di quella meravigliosa avventura raccontata da Chatwin in Patagonia.

        Io sono un convinto sostenitore della teoria secondo cui più è noioso un tema, più la scrittura deve essere convincente. Ma davanti a uno scritto di sostanza, la scrittura deve limitarsi all’essenziale, perché diventa gregaria.

        "Mi piace"

        1. Sto leggendo un libro sulla fotografia che mi sta facendo passare la voglia di scattare. Sto leggendo persone che mi stanno facendo passare la voglia di scrivere anche le poche cose di cui racconto. Forse è meglio ritirarsi a vita privata e ricominciare col punto croce.

          "Mi piace"

          1. Dieci anni fa postavo di tutto nelle bacheche aziendali. Invettive, racconti, poesie e vignette anti (micro) sistema saturavano uno spazio che a nessuno allora interessava. Postavo anche alle macchinette del caffè e sulle pareti del bagno, perché avevo sempre qualcosa da dire. Qualcosa che non mi stava bene.

            Da allora il mondo è cambiato. Forse in peggio. Le cose continuano a manifestarsi colla stessa natura di ieri, ma la spinta alta denuncia ha preso altri canali. Quello sindacale, per esempio. Tuttavia scrivere comunicati formali e responsabili imbriglia il mio stile libero, così lascio ancora una porta aperta al blog, fosse solo per non perdere una parte di me.

            La mia è una scrittura piuttosto intima anche quando tratta di temi di ampio respiro. Non vado alta ricerca di blog da leggere, ma ci salgo sopra quando passano vicini, se vedo qualcosa che mi assomiglia. Perché io sono una preda facile solo dell’entusiasmo.

            "Mi piace"

Lascia un commento