The shape of my hearth

Più tempo passa, e più mi rendo conto che il modo migliore per conquistarmi non sono le sdolcinatezze che ho visto in giro nei giorni appena passati, amplificate tra l’altro, dal vivere nella città del Santo.
“Cucciolo mio, mi pensi? Ma quanto mi pensi?” … rabbrividisco al solo pensiero di qualcuno che mi fa domande di questo tipo.
M’è pure successo, qualche tempo fa, e sono fuggita a gambe levate.
La strada per il mio cuore passa inevitabilmente per lo stomaco, per un doppio ordine di motivi.

Primo, perché se un uomo mi emoziona, e mi fa un “certo” effetto, quelle emozioni me le sento tutte nello stomaco, almeno le prime volte. Le classiche farfalle. C’è chi ne parla, e chi come me, se le sente proprio svolazzare lì dentro, a cozzare contro le pareti. Poi col tempo passa, ma se non ci sono, posso anche andare oltre. Fino ad ora, si è dimostrato essere un metro di giudizio infallibile.

Secondo, perché penso che l’approccio che le persone hanno verso il cibo sia lo stesso che hanno verso la vita.
Chi usa il cibo solo per nutrirsi, tende ad avere una vita essenziale, fatta del minimo indispensabile per il sostentamento. Chi bada alla quantità, lo fa a discapito della qualità. Chi invece sa godersi una buona tavola (di qualità, non di quantità), sa godersi anche una buona vita, e i piaceri che offre. Sa scegliere con criterio, assaporando senza fretta e senza trascurare i dettagli.
Meglio quindi presentarsi con un invito a cena piuttosto che con un bigliettino pieno di cuoricini e cuoricioni.

Di conseguenza, credo che il modo migliore di rappresentare il mio cuore sia questo:

P.S.: Casomai aveste ancora qualche dubbio, quella lì è proprio una patata.
Quando se ne consumano dosi consistenti, capita di trovarne di strane forme.

“Shape of My Heart” – Sting

He deals the cards as a meditation
And those he plays never suspect
He doesn’t play for the money he wins
He don’t play for respect

He deals the cards to find the answer
The sacred geometry of chance
The hidden law of a probable outcome
The numbers lead a dance

I know that the spades are the swords of a soldier
I know that the clubs are weapons of war
I know that diamonds mean money for this art
But that’s not the shape of my heart

He may play the Jack of diamonds
He may lay the Queen of spades
He may conceal a King in his hand
While the memory of it fades

I know that the spades are the swords of a soldier
I know that the clubs are weapons of war
I know that diamonds mean money for this art
But that’s not the shape of my heart
That’s not the shape, the shape of my heart

And if I told you that I loved you
You’d maybe think there’s something wrong
I’m not a man of too many faces
The mask I wear is one

But those who speak know nothing
And find out to their cost
Like those who curse their luck in too many places
And those who fear a loss

I know that the spades are the swords of a soldier
I know that the clubs are weapons of war
I know that diamonds mean money for this art
But that’s not the shape of my heart
That’s not the shape of my heart
That’s not the shape, the shape of my heart

49 pensieri su “The shape of my hearth

  1. Ferma sostenitrice delle così dette “farfalle nello stomaco”! Concordo quindi con la tua affermazione che se non ci sono nemmeno inizialmente si può andare oltre 🙂
    Sulla questione”approccio cibo-vita” non ci avevo mai riflettutto ma in effetti è una teoria valida.

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  2. Mah, non saprei. Per me il cibo è essenzialmente una questione biologica. Per campare è necessario mangiare, per campare bene è indispensabile considerare che necessitiamo di una quantità indispensabile di calorie a loro volta equamente divise fra grassi, proteine e zuccheri. Se mangiamo meno di quello che il nostro organismo richiede stiamo male, se mangiamo più di quello che il nostro corpo necessita stiamo male un’altra volta. Da corridore di lunghe distanze so ancora che il mio corpo richiede un supplemento calorico durante una attività fisica che si prolunga oltre le 2.5 ore di corsa per cui sono in grado di calcolare quanto mi serve per arrivare in fondo e cosa mangiare durante la corsa… Pur vivendo in una regione (la Romagna) dove la cultura del cibo e del bere è estremamente sentita, non mi interessa la “buona cucina” e non concepisco altra bevanda se non l’acqua.
    Questo non vuole dire che io non abbia un approccio appassionato alla vita o che non sia in grado godere dei molteplici stimoli che la vita ci offre…

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    1. Pensare al cibo in termini di grassi, proteine e zuccheri un po’ mi intristisce… Ho dovuto fare i conti con le analisi chimiche dei pranzi e delle cene per diversi anni, e quando ho potuto smettere è stata come una liberazione.

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      1. Continuo a non trovare nulla di triste in questo. Sono sempre meravigliato e stupito di come il nostro organismo sia in grado di elaborare e trasformare questi elementi così apparentemente semplici in cariche elettriche, pensieri e fantasia. Una tristezza infinita mi deriva invece dalle infinite trasmissioni televisive e radiofoniche che oramai impestano ogni rete e che spendono ore ed ore a descrivere come trasformare un pezzo di carne o una patata in un capolavoro, arricchendo il tutto con implicazioni filosofiche, etnografiche, sociologiche e antropologiche…. Questo si che mi fa tristezza ;-((

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        1. Quelle trasmissioni intristiscono anche me, a prescindere dal fatto che non guardo la TV, e mi stupisco per i tuoi stessi motivi. Quanto al resto però, per me il cibo non è semplice nutrimento, e neanche questione di quantità. È cucinare con le mie mani i miei piatti preferiti presentandoli in un modo che sia attraente per gli occhi, è annusarne l’odore ed infine gustarmi il sapore. Credo che tu sappia che vuol dire fare i conti di potassio, proteine e liquidi, e anche se non li facevo direttamente per me, il risultato non cambia. È stata dura dover rinunciare a tanto, non per me che volendo potevo sgarrare in qualunque momento, quanto per la persona che avevo accanto, che ha con il cibo lo stesso rapporto che ho io, e proprio per questo non ho mai fatto cucine diverse per tutti gli anni in cui c’è stata questa necessità. Quel periodo ha avuto il suo peso, anche sotto questo punto di vista.

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          1. Va da sè che ognuno ha rapporti con il cibo condizionati da innumerevoli fattori. E così è anche per i gusti e le attitudini personali. Con le premesse che ti ho fatto puoi facilmente immaginare che trovo il tempo speso in cucina davvero male impiegato. Non vado al di là di una spremuta o una insalata. Però non ho nessun problema a stare da mattina a sera steso sotto un telo per fare un singolo scatto. E per qualcuno questo è davvero tempo male speso ;-)))

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  3. Non solo il cibo in sé, ma anche il modo di mangiarlo possono essere indicatori del l’approccio ad altri aspetti della vita. Ma io sono di parte, in quanto epicureo e vizioso.

    Quanto alla patata, attenzione ai doppi sensi 😛

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    1. Sono di parte anche io, quindi non posso che concordare sulla precisazione.
      Quanto alla patata, a me ne è capitata una a forma di cuore e l’ho fotografata, ma immagino che di forme strane ne siano capitate anche a te 😝

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  4. Mitica! Dopo anni e anni, ho trovato finalmente una persona che la pensa come me riguardo al cibo (e, aggiungerei, anche il modo in cui mangia!). Quando mi è capitato di esporre questa teoria o mi davano della matta o si mettevano a ridere. Invece credo vi sia del fondamento.
    E nemmeno amo troppe sdolcinerie… È’ come vivi ogni giorno della tua vita insieme ciò che conta..
    E non amo nemmeno quelli che “stanno troppo addosso”.. Non per nulla amo i gatti 😉

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  5. Sono rimasto stupefatto quando mi hanno fatto notare che quello dello stomaco e’ il secondo groviglio nervoso piu’ grande dopo il cervello. A differenza del cervello, pero’, lo stomaco non pensa, e questo lo rende uno strumento quasi magico. E’ puro istinto, non soggetto ai filtri del pensiero e della coscienza imposti dalla mente. Quando ho iniziato a farci caso, al mio stomaco, e’ stata una conferma dietro l’altra.

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  6. Mi hai beccata mentre faccio colazione in una mattina triste e ho subito mollato pane, nutella e telefono, pensando “cazzo, c’ha ragione”.
    Non ti preoccupare per la mia colazione, ché ormai è andata. Grazie per le verità 😀

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  7. Ma certo, lo sanno tutti che la buona tavola è galeotta, specialmente quella slow food. Tutte le mie storie più intense sono nate a tavola e altro che farfalle nello stomaco, quelli erano aironi che quando aprono le ali sbattono, oh come sbattono …

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    1. Credo anche io che non è stato un caso. Così come non lo è il fatto che ho mal di stomaco da tre giorni, perché devo prendere una decisione importante. Ho la tendenza a somatizzare tutti i problemi concentrandoli nello stomaco.

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  8. Non conoscevo le parole di questa meravigliosa canzone di Sting. A dire il vero non mi impegno mai a capire le parole di una canzone straniera e neppure a capire gli ingredienti di un piatto, è l’armonia del tutto che mi incanta. Bella questa idea del cuore a forma di patata. Ottimo post scritto due giorni dopo San Valentino.

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    1. Il cuore a forma di patata è venuto proprio spontaneo, io ci vivrei di patate.
      Mi piace aggiungere i testi proprio perché volendo si possono seguire mentre si ascolta, doverli andare a cercare sarebbe una noia e lo fanno solo in pochi, così invece basta un clic. San Valentino è il patrono della mia città, non puoi immaginare cosa è qui, è tutto un cuore. Potrebbe essere ancora molto peggio, ma non siamo mai stati capaci a sfruttare il turismo.

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                1. Nelle patate c’è amido, se le lessi con la buccia ne rimane abbastanza. Poi si schiacciano, si compone la frittata e rimangono bene appiccicate tra loro. Basta solo fare attenzione a girarla con un piatto.

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  9. Al cartoccio, lessate o fritte sono le mie preferite a prescindere…dalla forma.
    Viaggio tanto ma trovo sempre il tempo per l’orticello, un passatempo per lo stomaco 😏 .
    Buona serata…clic.

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