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Non si può chiedere alle persone più di quanto non siano in grado di dare.
È qualche giorno che rifletto su questa cosa, farlo vuol dire crearsi delle false aspettative e riporre desideri e speranze nel posto sbagliato, sapendo già che non verranno esauditi e ne resteremo delusi. Poi questa mattina leggo il post di paroledimaru, e vedo che non sono l’unica ad avere certi pensieri… “non si può scavare dove non c’è profondità”.
Mi è tornata in mente una tavola di Andrea Pazienza, un’anima immensa che è stata schiacciata dal suo stesso peso. Lì ce n’era tanta di profondità.

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Spesso non c’è dolo o cattiveria nel comportamento, ma solo superficialità, quindi mancanza di profondità, proprio ciò che ha scritto Maru. E non c’è cattiveria neanche nel giudizio, è solo un dato di fatto e il comportamento conseguente in teoria dovrebbe essere facile, il rapporto è una perdita di tempo e di energie, a prescindere dal fatto che si tratti di amicizia o altro.
In teoria. Qualche volta però mi succede di ritrovarmi faccia a faccia con la materializzazione di questo pensiero, e non sapere che direzione prendere.
È che quando ho a che fare con altre persone mi faccio sempre un sacco di domande.
Se le mie aspettative sono eccessive. Se pretendo troppo da chi ho intorno. Quali sono i cardini e quali i punti a cui non posso rinunciare. Fin dove è giusto spingermi con i compromessi e quanto sono disposta lasciare sul campo. Se quella persona magari è in grado di dare altro, qualcosa che io non mio aspetto. Ed è difficile rispondermi.
La perfezione non esiste, e sarebbe anche noiosa se esistesse, e poi ho sempre avuto una certa predilezione per le imperfezioni, sono nettamente più interessanti, sotto tutti i punti di vista. E piuttosto che dal principe azzurro con la calzamaglia ed il cavallo bianco, potrei ritenermi soddisfatta da un paio di jeans, uno zaino e la metà della mia lista.

“Whishlist” – Pearl Jam

I wish I was a neutron bomb, for once I could go off
I wish I was a sacrifice but somehow still lived on
I wish I was a sentimental ornament you hung on
The Christmas tree, I wish I was the star that went on top
I wish I was the evidence, I wish I was the grounds
For 50 million hands upraised and open toward the sky

I wish I was a sailor with someone who waited for me
I wish I was as fortunate, as fortunate as me
I wish I was a messenger and all the news was good
I wish I was the full moon shining off a Camaro’s hood

I wish I was an alien at home behind the sun
I wish I was the souvenir you kept your house key on
I wish I was the pedal brake that you depended on
I wish I was the verb ‘to trust’ and never let you down

I wish I was a radio song, the one that you turned up
I wish…
I wish…

22 pensieri su “Collegamenti.

  1. Cara Clic, amo Andrea Pazienza da quando tanti anni fa una persona speciale me ne fece conoscere le opere. Non c’è più Andrea, non c’è più Luigi. Ma c’è tutto quello che ognuno di loro due ha lasciato come eredità nella mia testa e nel mio cuore. Soprattutto quell’amore per la profondità che mai mi abbandona. Perché profondità non è perfezione, è ricerca. È non fermarsi. È non rassegnarsi al fatto che è tutto così e non si può fare nulla per cambiare ciò che non ci piace. È continuare a combattere l’arroganza di chi pensa che se continui a pensarla così sei un coglione. Anch’io mi faccio un sacco di domande prima di dare un giudizio ma poi lo do. E se non risponde ai valori a cui tengo mi tengo lontana. Prendo le distanze. Forse è un punto di vista duro ma rende giustizia ad una scelta che viene da lontano. Non è cattiveria, è sopravvivenza. Buon we cara Clic… Sono veramente felice di aver trovato un altro punto di contatto con te e ti ringrazio per questo collegamento che sancisce simbolicamente queste nostre belle affinità.

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    1. Sono d’accordo con tutto quello che hai scritto, ed è per questo che non so mantenere rapporti superficiali, e vado avanti per la mia strada. I dubbi mi sorgono quando mi tacciano di estremismo, di conoscere solo il bianco e il nero. O quando i contenuti ci sono ma diversi dai miei. Altri obiettivi, altre priorità, difficile se non impossibile farli combaciare. Vedo tante persone che vivono facendosi molti meno problemi e domande rispetto a me o a te, forse anche più felicemente. È una altro genere di sopravvivenza.
      Felice anche io di aver trovato un altro punto in comune 🙂

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    2. Come al solito i tuoi scritti arrivano lucidi, chiari e profondi. Non possiamo pretendere nulla dagli altri. ..solo da noi stessi possiamo pretendere. La nostra vita è ricca di aspettative che riguardano molto gli altri e spesso poco noi stessi. Ciao 321

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  2. Aspettarsi tanto, pretende nulla. Facile a dirsi….comunque l’importante è conoscere, conoscersi. Allora la possibilità di sbagliarsi, la possibilità di fare (ma soprattutto farsi) del male, diminuiscono. E allora quello che ci vuole è solo la pazienza di conoscersi

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  3. Non è una questione di aspettative o di speranze. Certamente non si può chiedere agli altri più di quello che sono in grado di dare, ma l’equilibrio consiste nel retrocedere al medesimo livello, qualora una delle due parti stia dando troppo e l’altra, al contrario, “stia facendo del suo meglio”.

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    1. Non sono d’accordo su questa cosa. Nei rapporti personali, che si tratti di amicizia o di altro, non faccio i conti col bilancino per calcolare il dare/avere, l’importante è andare avanti insieme anche se a velocità diverse.
      Se la persona che ho di fronte non può darmi ciò che cerco, abbandono il campo, perché retrocedere al suo stesso livello non ha senso, mi porterebbe solo l’insoddisfazione di un rapporto mediocre. E abbandonerei il campo anche nella situazione inversa, se mi venisse chiesto troppo o qualcosa di diverso rispetto a quanto è nel mio essere e nelle mie possibilità, non voglio essere un peso né tarpare le ali di nessuno.

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  4. Ummmm… l’ho letto dopo che tu hai commentato il mio post sull’individualismo.
    Ma a questo punto sono un po’ confuso, non capisco bene: mi sembra di capire che tu sei “dell’altra parte”, visto che dici che non ti piace vivere con superficialità i rapporti.
    Il fumetto pare rinfacciare un sacco di buone azioni fatte e ben segnate in agenda. Oppure lo interpreto male io e il significato è invece “certa gente pretende anche il mio sangue e lo fa rinfacciandomi una piccola cazzata che face per me”…?

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    1. Questa è un po’ lunga da spiegare, abbi un po’ di pazienza. Il fine di quella frase non è rinfacciare qualcosa o lamentarsi di chi pretende troppo, è una mera constatazione, come la mia e quella di Maru. Buffo, l’autore della tavola è uno che di cognome faceva Pazienza.
      Per capirla appieno, dovresti conoscere il resto del fumetto da cui è estratta, “Pompeo”. In poche parole, è la storia di un tossico che si fa di eroina, i suoi pensieri, le sue ansie, le sue sofferenze, tutta la storia si svolge nella testa del protagonista. E l’argomento trattato l’autore lo conosce bene, è una sorta di autobiografia, lui stesso morirà poi di overdose. Questa tavola allude al fatto che ci sono persone talmente superficiali da non percepire neanche lontanamente le sofferenze, le necessità, i sentimenti che si celano dietro il viso di una persona, dietro la “maschera da tutti i giorni” che spesso vestiamo. Son quelle persone cui non interessa andare oltre la superficie delle cose, quelle persone che ti chiedono “come stai?” senza avere interesse per la risposta. Ora superficialità ed individualismo sono per me due concetti ben diversi. Non ho percepito superficialità nel tuo post, anzi. E’ un’analisi precisa e circostanziata del tuo modo di essere, che in molti punti coincide col mio, se è vero il fatto che essere individualisti non vuol dire fregarsene dei sentimenti delle persone che abbiamo vicino. Potrei proseguire, ma non ti tedio ulteriormente.
      Se ti interessasse approfondire la conoscenza di quel fumetto, qui c’è una descrizione meno stringata della mia, e qui c’è il fumetto in pdf.

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      1. Io vorrei tanto interagire con le persone in modo meno superficiale, ma purtroppo non dipende solo da me. Si sa che a 40 anni non è che uno va al bar a parlare delle sue menate; e gli amici sono conoscenti con cui si esce a mangiare o si beve una birra.
        La cosa curiosa è che sicuramente ,nel gran numero, qualcuno sarà davvero superficiale ma qualcun’altro che la pensa esattamente come me c’è di sicuro. Magari io e te non lo sappiamo ma ci vediamo spesso, magari tu sei quella tizia che ho sempre reputato superficiale e invece dietro a un monitor non lo sei.
        Ma come ho già detto nel mio post, io ho la tendenza a “evitare”, cioè è vero che dal vivo non vado a parlare di sentimenti e difficilmente faccio discorsi impegnati, ma nemmeno chiedo “come stai?” 😀
        Davvero, non ci crederai ma sono davvero stronzo così. 😀 Cioè appaio stronzo, ma la realtà è che evito di fare domande di circostanza a cui si risponderebbe con risposte di circostanza. Quelle poche volte che lo chiedo voglio davvero sapere come stai.
        Pensa che crescendo mi sono parecchio smussato, ma da bambino (i bambini sono super-sinceri) ero la disperazione dei miei genitori: per esempio non mi piaceva salutare, perchè la pronuncia di quella parola “ciao” mi sembrava un inutile rituale. Quando vedevo una persona attaccavo a parlarci e basta. Poi sai che i bambini non temono il distacco e si dimenticano presto di qualunque cosa, quindi non salutavo nemmeno quando ci si lasciava.
        Ancora adesso faccio una gran fatica a sbaciucchiare tutti ogni volta che ci si vede, con gente fa certe contorsioni tra tavoli e sedie per arrivare a baciare tutti, ma tutti tutti, se sono in 20 ci si passa a uno a uno e mi viene da ridere perchè mi ricordo la scena di “spie come noi” quando si salutavano fra medici (“dottore, dottore, dottore…”). Io mi uniformo e via ma certe volte penso “ma cazzo, siediti e bevi!” 😀

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        1. Abbiamo più punti in comune del previsto 🙂
          Ovvio che l’interazione in modo meno superficiale non dipende solo da noi, e anche che non si può parlare sempre e solo di massimi sistemi, ci sta pure il cazzeggio ed è divertente anche quello, però se ci si circonda di persone che hanno interessi del tutto diversi dai nostri, più in là di tanto non si può andare.
          Se tu sei stronzo per i motivi che hai citato, allora lo sono anche io: faccio amicizia con difficoltà, proprio perché non so parlare del meteo e del più e del meno, non mi interessa mantenere rapporti superficiali con tanta gente, non guardo la tv, non ho mai visto una puntata di “Amici” e mi siedo senza sbaciucchiare nessuno… basterebbe a definirmi “asociale” dal 90% della popolazione.
          Io però a 44 anni, al bar, con una birra davanti, ci vado anche a parlare delle mie menate, certo non davanti a 20 persone, ma ho la “fortuna” di avere diversi amici con cui poterlo fare. O meglio, più che fortuna, è il mio modo di essere che mi ha portato a questo. Non me n’è mai fregato niente di avere frotte di conoscenti in ogni locale della mia città.. preferisco avere quella cerchia ristretta su cui so di poter contare, ed è vero anche il viceversa.
          Alla fine se li conto, non sono neanche così pochi , gruppi diversi e persone singole che frequento, chi più spesso chi più saltuariamente, ma tutti con lo stesso interesse.
          E si, sono contenta di come sono e di chi ho intorno a me 😀

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          1. Ti invidio molto!!
            Penso però che creare certi rapporti profondi anche ben dopo l’adolescenza sia una capacità più che altro femminile. Con tutti i pro e contro.
            Vedo che anche mia moglie riesce o è riuscita ad avere 1 o al massimo 2 amiche con cui confidarsi abbastanza.
            Direi anche che forse i single sono più facilitati in quanto restano più adolescenti nel modo di vivere le amicizie, mentre i conviventi ne hanno già uno tra i piedi 🙂

            Altra cosa: spesso capita che gli amici che ci vanno più a genio abbiano uno stile di vita troppo diverso e quindi viene difficile frequentarsi, mentre gli amici per il cazzeggio hanno con noi affinità più orientate alla superficialità e quindi le strade della vita ti portano a frequentare quest’ultimi.
            Per esempio i rapporti con persone che hanno fatto figli si perdono anche se erano persone che parlavano con l’anima, mentre è molto facile continuare a frequentare persone con cui in comune si ha la passione per il salame e il vino.

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            1. Non so quanto hai letto di me nei miei post precedenti, comunque ho convissuto per 10 anni, e sono tornata ad essere single da uno. Durante questi anni ho cercato di mantenere le mie amicizie, sia quelle personali che quelle acquisite in comune col mio ex, alcune di quest’ultime sono rimaste anche dopo, e continuo a frequentarle (in separata sede 🙂 … )

              Su chi ha figli, hai ragione.. chi frequento meno sono alcune delle coppie che ne hanno avuti, ed è successo perché a volte le donne che diventano madri si trasformano perdendo interesse per tutto ciò che non riguarda la maternità ed il loro nuovo mondo, e, sinceramente, io non sono affatto interessata a sentir parlare sempre e solo di pannolini, passettini, gridolini, vomitini 😀

              Ho un’amica storica con cui condivido veramente tutto, dalle ansie al cazzeggio, alle peripezie sentimentali, e l’organizzazione dei viaggi on the road. Una delle due persone a cui rispondo “si” anche senza aver ascoltato tutta la domanda, e potrebbe essere “ci prendiamo un caffè al bar sotto casa?” così come “andiamo a fare shopping ai mercatini di Londra?”

              Il bello del resto invece è che non c’è il distinguo di cui tu parli… con chiunque esco, la serata può buttare in qualunque modo, dal serio delle confessioni intime, al faceto di un commediola al cinema, al godereccio di un panino con la porchetta e una birra fresca consumati su una panchina.
              O anche tutte e tre le cose in sequenza 😀

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